Cosa sia davvero il Nepal lo sanno in pochi. La risposta arriva proprio da Nugari. E i numeri sono quelli di un paradosso: «È grande la metà dell’Italia, rappresenta lo 0,1% della superficie terrestre, non ha nessuno sbocco sul mare. Ed è schiacciato tra due colossi come India e Cina. Nonostante ciò, è uno straordinario contenitore di biodiversità, conta ben sette siti Unesco, oltre cento etnie che producono – ogni giorno – feste e riti interessanti per i visitatori. Scoperta dagli hippy, è oggi l’ideale per il turismo outdoor: safari, trekking, rafting, mountain flight, bunjee jumping. E chi più ne ha, più ne metta».
L’invito corale, dell’ambasciatore e del console, è a rimuovere i pregiudizi e visitare il Nepal. «Il paese è tornato alla normalità dopo i terremoti di aprile e maggio – ripete S.E. Deepak Dhital – Il settore turistico è rimasto relativamente intatto e perciò ha ripreso la sua piena operatività. Le opere di ricostruzione o di restauro di siti culturali danneggiati dal terremoto procedono rispettando precise indicazioni a tutela degli aspetti archeologici e culturali».
La strada, dunque, è tracciata. E si stima che entro cinque anni gli effetti del sisma saranno cancellati del tutto, «con la garanzia che le nuove infrastrutture risponderanno a criteri di affidabilità e resilienza di altissimi standard».
Sul fronte dei collegamenti, il volo diretto Roma-Katmandu richiesto ad Alitalia favorirebbe l’obiettivo prefissato dal governo nepalese: raddoppiare i 10mila arrivi l’anno dall’Italia. E il turismo, nel caso del Nepal, è più che mai collegato al benessere economico. «La crescita dei flussi – conclude l’ambasciatore – pone le basi per ulteriori scambi e per la crescita del commercio. I turisti possono contribuire direttamente alla riduzione della povertà e a uno sviluppo sostenibile semplicemente godendo dell’incredibile offerta naturale del paese».
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