by Serena Martucci | 9 Agosto 2024 7:00
Quattrocento anni e non sentirli. Anzi. Presentarsi all’appuntamento in forma e con una energia che senti vibrare a ogni avenue. Immagina una città che pulsa di vita, dove ogni angolo racconta storie di speranza e resilienza. Nel 2024, New York festeggia i suoi primi quattro secoli, un viaggio straordinario che ha visto la nascita di una metropoli iconica, crocevia di culture, idee e aspirazioni, simbolo di storia, ma anche un laboratorio di innovazione e creatività. E grazie alle nuove attrazioni che arricchiscono il suo già affascinante panorama, invita tutti a scoprire il passato e abbracciare il futuro.
Le luci intermittenti di Times Square, il fumo che sale dai tombini, le fermate della metrò a ogni angolo, gli hot dog venduti nei carretti. Intensi odori e neon ovunque, il caos che rapisce. Dici New York[1] e pensi soprattutto al suo skyline, gli immensi e inconfondibili grattacieli che ti lasciano per ore con il naso all’insù. All’Empire State Building, rinnovato da poco, si sono aggiunte due nuove attrazioni: il Summit One Vanderbilt e il The Edge. Il primo è un vero parco giochi immersivo super instagrammabile a oltre 400 metri di altezza, con stanze piene di palloncini colorati, pavimenti trasparenti e pareti ricoperte di specchi, sky box dove provare l’esperienza della levitazione e terrazze sospese con una vista a 360 gradi che fa battere il cuore. The Edge, invece, è l’osservatorio all’aperto più alto dell’intero emisfero occidentale. In soli 52 secondi l’ascensore ci porta al 100esimo piano dell’edificio 30 che, oltre a regalare una vista pazzesca che va dal fiume Hudson alle coste del New Jersey, ha una porzione della terrazza sporgente completamente trasparente. L’impressione è proprio quella di fluttuare nell’aria fra i grattacieli della Grande Mela. Ricordate poi l’iconica foto degli operai in pausa seduti su una trave d’acciaio sospesa nel vuoto? È la nuova esperienza a cui si ispira “The Beam Rockfeller Center”. Ci si siede appunto su una putrella di ferro al 69esimo piano dell’edificio e si fa un giro di 180° gradi con davanti un panorama incredibile ricreando la famosa foto, in sicurezza, restando saldi sulla terrazza del Top of the Rock.
Cambiare pelle vuol dire anche scrollarsi l’idea di cemento e acciaio che da sempre ha caratterizzato questa metropoli. Lo dimostrano i numerosi esempi di riqualificazione urbana green portati avanti in questi anni. Tra questi c’è la nuova area di Hudson Yards, l’ultimo quartiere alla moda di Midtown, nato sulle ceneri di uno scalo ferroviario abbandonato. Oggi lo spazio accoglie edifici ultramoderni, ristoranti gourmet e alcune strutture uniche come il “Vessel”, un’opera architettonica composta da 154 scale interconnesse che ricordano le opere di Escher. Non lontano, la High Line continua a incantare con il suo mix di natura e urbanistica. Questo parco sopraelevato, ricavato da una vecchia ferrovia, è un vero e proprio giardino urbano. Passeggiando lungo i suoi sentieri, si possono scoprire installazioni artistiche temporanee e permanenti, come le sculture di artisti locali. Le panchine in legno e le aree relax invitano a fermarsi e godere della vista su Hudson River e Manhattan. Durante l’estate, nel parco si tengono eventi culturali, concerti e proiezioni di film all’aperto. Alla fine del percorso, nel Meatpacking District, sorge anche il Museo Whitney, uno dei principali istituti culturali di New York, dedicato all’arte statunitense del XX e XXI secolo. La struttura, realizzata da Renzo Piano, ospita una vasta collezione di oltre 25.000 opere di artisti come Edward Hopper, Georgia O’Keeffe, e Jeff Koons e una fantastica terrazza dove ammirare il suggestivo parco galleggiante di Little Island e sorseggiare un buon drink.
La “città che non dorme mai” nasconde anche un piccolo gioiello medievale, The Met Cloisters, una succursale del Metropolitan Museum of Art, nel cuore di Fort Tryon Park nella parte nord di Manhattan. Inaugurato nel 1938, è composto da cinque chiostri che sono stati ricostruiti in loco e conservano oltre 5mila opere tra cui sculture, arazzi, manoscritti e oggetti decorativi. Ogni chiostro è circondato da giardini che riproducono le piante e le erbe utilizzate nel Medioevo, creando uno spazio che invita alla riflessione.
Per anni considerato una zona a rischio, il quartiere di Washington Heights inizia a essere apprezzato per la sua ricca storia, la diversità culturale e il forte senso di comunità. Qui si trova la più antica residenza di Manhattan, la Morris Jumel Mansion, costruita nel 1765 e utilizzata come quartier generale da George Washington durante l’inverno del 1776-1777. La casa è stata anche abitata da importanti figure storiche, tra cui il generale Henry Knox e, successivamente, da Eliza Jumel, una delle prime donne d’affari americane. Ma è soprattutto la forte comunità latina, principalmente originaria della Repubblica Domenicana, che ha contribuito a plasmare negli anni l’identità culturale del luogo. Con l’associazione “Mad Tour” abbiamo girovagato tra i negozietti che vendono “bolas” di yucca fritta accompagnati da bevande a base di mango e frutti tropicali, curiosato nei supermercati, ci siamo seduti in un parco a contemplare il Washington Bridge. Una full immersion nella routine quotidiana che ti fa sentire quasi parte di quelle strade, like a local.
Per conoscere ancora meglio Nyc, la sua vivacità culturale, la sua multietnicità, vale la pena allontanarsi da Manhattan. Basta attraversare il ponte di Brooklyn per ritrovarsi a passeggiare in placide stradine costellate di deliziose casette dai mattoni rossi, opere di street artist noti in tutto il mondo, piccoli negozi artigianali e bakery dalle torte spaziali. A Brooklyn si trova anche Little Caribbean, un’area abitata dalla più grande comunità caraibica che si trovi all’estero. L’associazione I’m Carabbeing organizza a Flatbush tour gastronomici per offrire un assaggio delle delizie culinarie locali, dai jerk chicken ai rum cake. Ogni morso condensa una lunga storia di tradizioni e culture che si intrecciano.
Dalla storica Allan’s Bakery, che da più di 60 anni sforna dolci all’uvetta e al cocco, al Labay Market dove il proprietario, che qui tutti chiamano “Big Mac”, assicura ai clienti in fila solo frutta tropicale freschissima e deliziose taniche di acqua di cocco. Impossibile non fermarsi anche nel piccolo negozio di dischi di Roger, che da 40 anni fa da talent scout e produce con una sua etichetta musicale i migliori artisti dell’african music. A poca distanza c’è anche il museo di Brooklyn che conserva una collezione che va dall’arte africana a quella contemporanea e spesso ospita bellissime mostre. Fino al 18 agosto 2024, ad esempio, c’è una esposizione di foto raccolte da Paul McCartney che ritraggono la vita dentro e fuori dal palco durante il primo viaggio dei Beatles negli Usa, oramai sessanta anni fa. Una raccolta intima e potente.
Proseguendo verso sud si arriva a Coney Island. Il famoso lungomare ci accoglie con il suo fascino nostalgico. Le giostre storiche, come il Cyclone, una delle montagne russe più antiche d’America, e il Wonder Wheel, sono un tuffo nel passato, come uscite da un film anni cinquanta.Il profumo dei popcorn e il suono delle onde creano poi un’atmosfera magica. Qui è nato l’hot dog, partito dal piccolo negozio Nathan’s Hot Dogs, un must per ogni visitatore, e arrivato ovunque nel mondo.
L’ultimo giorno di tour ci aspetta una sessione di yoga a Central Park, organizzata da Fit Tours Nyc. Sotto l’ombra di alberi secolari, ci addentriamo nel polmone verde della città. Il traffico, i clacson impazziti, le mille luci sono lontane. Sullo sfondo i grattacieli che custodiscono le case extra lusso dell’Upper Side, il romantico Bow Bridge, scelto dagli innamorati newyorkesi e non come luogo ideale per le proposte di matrimonio, l’angolo dedicato a John Lennon.
Inspira, espira e poi via lungo i viali. Si allontana lo stress e si metabolizza il ritorno a casa. «It’s time for Nyc» recita il cartello in aeroporto prima della partenza. Sullo sfondo l’inconfondibile corona della Statua della Libertà. Sorrido. Mai slogan fu più azzeccato.
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