New York un anno dopo la legge anti Airbnb: “Hotel più cari”

New York un anno dopo la legge anti Airbnb: “Hotel più cari”
12 Settembre 12:30 2024 Stampa questo articolo

Giusto un anno fa è entrata in vigore negli Stati Uniti la legge anti affitti brevi, relativa alla sola città di New York, che avrebbe dovuto risolvere il problema del caro affitti, rendere più disponibili gli appartamenti per uso abitativo e, non per ultimo, contrastare lo strapotere di Airbnb.

La nuova Local Law 18 (LL18) permette di affittare sotto 30 giorni solo stanze in appartamenti dove gli host, cioè i proprietari, o gli affittuari, risiedono in prima persona e sono effettivamente presenti, gli ospiti non possono essere più di due e un appartamento intero può essere affittato solo per più di un mese.

Ora, passati 12 mesi, è tempo bilanci e arriva dalla Grande Mela la notizia che, in effetti, dall’entrata in vigore della nuova normativa, non ci sono stati i risultati auspicati sulla maggiore disponibilità di appartamenti per i residenti, anche a minor prezzo, e, invece, il costo degli affitti è aumentato del 3,4% nei primi 11 mesi dall’applicazione della legge (fonte StreetEasy). Addirittura il prezzo medio richiesto per un affitto nel centro di Manhattan ha raggiunto i 5.000 dollari per la prima volta nella storia.

Non solo, il livello di disponibilità degli alloggi è rimasto invariato e, secondo Apartment List, piattaforma per la ricerca di case in affitto negli Stati Uniti, New York con la LL18 resta un caso isolato rispetto ad altre grandi città come Boston, Chicago e Washington D.C. dove il prezzo degli affitti si è stabilizzato e la città continua ad avere anche percentuali più basse di appartamenti liberi, a dispetto della nuova legge.

Gli unici che sembrano aver trovato beneficio dalle nuove regole sono invece gli hotel in città, secondo i dati di CoStar, che analizza il settore immobiliare, i prezzi medi degli hotel in città sono aumentati del 7,4% in 12 mesi, a fronte di un aumento del 2,1% a livello nazionale. In particolare è Manhattan la zona più cara, poiché la maggior parte degli hotel di New York si trova lì.

I prezzi sempre più alti degli hotel rischiano di scoraggiare i viaggiatori con un budget medio che, fino ad una anno, fa avevano una scelta più ampia e più economica potendo contare sulle case di Airbnb; nel 2023, un ospite di Airbnb a New York City ha speso in media circa 260 dollari al giorno, di cui più di un terzo nei pressi dell’alloggio, portando economia anche in quartieri periferici dove ora le le strutture ricettive disponibili si sono ridotte considerevolmente.

Prima della legge, infatti, gli alloggi Airbnb erano distribuiti geograficamente in tutti e cinque i distretti rispetto agli hotel, ora i quartieri del Bronx, Brooklyn e Queens hanno registrato i cali più significativi per quanto riguarda l’offerta di affitti a breve termine, un meno 90% rispetto all’anno precedente in alcune zone.

«Le norme sugli affitti brevi della città di New York sono state controproducenti, colpendo in modo sproporzionato le comunità dei quartieri periferici, facendo aumentare i costi per chi viaggia e non risolvendo in alcun modo la crisi abitativa. Invece di migliorare l’accessibilità economica, queste normative hanno messo fuori gioco i cittadini comuni e hanno lasciato gli ex host in difficoltà nel far quadrare i conti», ha dichiarato Theo Yedinsky,public policy di Airbnb.

Enti come la Camera di Commercio di Brooklyn hanno lanciato l’allarme sugli effetti iniqui della legge. In una città dove il costo della vita continua a salire, la perdita di reddito ha devastato coloro che si affidano all’home-sharing per coprire le spese essenziali e quelle piccole imprese i cui ricavi sono collegati all’industria del turismo.

Secondo Yedinsky «È ora che la città di New York rivaluti la LL18 e prenda in considerazione emendamenti che permettano, come minimo, ai proprietari di casa di tornare a ospitare. Un modello più sostenibile, ragionevole ed equo va a vantaggio dei residenti, dei turisti e della comunità in generale, assicurando che i regolamenti sostengano, anziché soffocare, la crescita economica e dell’intera comunità».

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