Non solo Covid: la mappa dei rischi per i viaggi nel 2021
Nonostante sia il nemico pubblico “numero uno” dei viaggi, il Covid-19 è in buona compagnia: soprattutto tensioni geopolitiche, Brexit e disastri naturali. La mappa dei rischi per i viaggi nel 2021 traccia una parabola preoccupante per un anno salutato dalla speranza di tutto il settore di riprendere una “nuova normalità” dopo l’annua orribili 2020. Riskline, società specializzata in analisi e informazioni sulla sicurezza nel mondo, aveva infatti previsto per l’anno appena trascorso un focolaio di malattie infettive tra i maggiori rischi del 2020, ma la pandemia da Covid ha travolto anche il lavoro, l’economia, la tenuta sociale dei Paesi in tutto il mondo. E i riflessi si vedranno ancora di più in questo nuovo anno.
Così Riskline ha elencato nel suo report – tradotto in italiano dal giornale specializzato in business travel Missiononline.it – gli otto maggiori pericoli per i viaggi.
Al primo posto ci sono i rischi legati ai cambiamenti climatici, già in atto da decenni, con l’aggravarsi e l’aumentare anche nel 2021 di episodi quali tempeste tropicali, incendi e piogge monsoniche. Il rischio aumenta nel momento in cui quasi tutti i sevizi di emergenza dei vari Paesi sono concentrati a contrastare la pandemia da Covid-19: di conseguenza gli eventi climatici avversi troveranno meno personale e più impreparazione nella gestione delle crisi.
I Paesi più a rischio di catastrofi naturali per quest’anno sono Stati Uniti, Italia, Kazakistan e Russia (nel periodo gennaio-marzo); Stati Uniti, Brasile, Grecia e Indonesia (aprile-agosto), Australia e Nuova Zelanda (da gennaio ad aprile). Infine, India, Bangladesh, Vietnam, Thailandia, Filippine, Cina e Pakistan durante le stagioni dei cicloni e dei monsoni (maggio-novembre).
Il secondo trend “pericoloso” per i viaggi è quello che vede molti Paesi con i propri sistemi sanitari sovraccarichi. Secondo un report dell’Oms ripreso da Riskline, infatti, su 105 nazioni analizzate circa il 90% ha subito interruzioni dei servizi sanitari essenziali, con i Stati a basso e medio reddito che hanno segnalato le maggiori difficoltà durante la pandemia. Inoltre, non solo i servizi di emergenza sono stati sacrificati per lasciare spazio alla lotta contro il Covid, ma anche molti servizi quasi di routine – dalla diagnosi e trattamento delle malattie non trasmissibili, il cancro e la malaria, alla pianificazione familiare, la contraccezione e il trattamento dei disturbi della salute mentale – hanno subito molte interruzioni. Somalia, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan, Afghanistan, Yemen, Siria, Ciad, Niger, Repubblica del Congo, Mozambico, Sudan, Camerun, Libia, Iraq, Nigeria, Uganda oltre a Etiopia, Eritrea, Haiti e Papua Nuova Guinea sono tra i Paesi con la capacità più debole di far fronte alla pandemia dal punto di vista della tenuta dei sevizi sanitari pubblici e privati.
Anche il terzo rischio è legato agli effetti della pandemia: ovvero i disordini sociali causati da misure di austerità, dalle restrizioni messe in atto dai governi e dalla distribuzione dei vaccini. Questo pericolo per Riskline è trasversale su qualsiasi aree geografica del Mondo e riprende gli eventi che si sono susseguiti già negli ultimi mesi negli Usa (le proteste contro le violenze della polizia prima e gli assalti al Congresso della destra golpista poi) oppure il movimento dei Gilet gialli in Francia e l’Assemblea del popolo contro l’austerità nel Regno Unito.
Al quarto e quinto posto ci sono purtroppo due grande classici: le tensioni in Medio Oriente e nel Corno d’Africa. Nel primo caso, già nel corso del 2020 il livello dello scntro tra Iran, Israele, Stati Uniti e Paesi del Golfo è cresciuto sempre più. Sarà decisivo il ruolo del nuovo presidente degli Usa, Joe Bicden, e gli sviluppi degli interessi strategici in tutta la macro-area di Turchia e Russia. Nel Corno d’Africa, invece, da novembre è in atto un conflitto etnico sempre più pericolo in Etiopia, scatenato dai contrasti tra il primo ministro etiope Abiy Ahmed verso il Fronte di liberazione popolare del Tigray (Tplf). Dopo vari conflitti a fuoco e la vittoria del presidente, le tensioni non si sono appianate ed è probabile un ritorno delle violenze che potrebbero esterni fino ai Paesi vicini: Eritrea, Sudan e Somalia.
Al sesto posto dell’elenco (casuale e non per grado di pericolosità, ndr) di Riskline c’è l’incertezza politica globale frutto di due grandi eventi: il post-Brexit nel Regno Unito e l’era post-Trump negli Usa. Al settimo posto c’è un tema che la stampa specializzata affronta ormai quotidianamente: l’impatto della pandemia sui viaggi internazionali. Ancora per quest’anno, infatti, bisognerà fare i conti con numerose restrizioni ai viaggi, nuovi lockdown, improvvisi cambi di regole e limitazioni agli spostamenti. Finché le vaccinazioni di massa non saranno arrivate a coprire un’ampia parte della popolazione mondiale sarà difficile riuscire a ripristinare un sistema di viaggi internazionali consolidato e che guardi al medio-lungo periodo.
Come ultimo tema, poi, Riskline sottolinea l’aumento della criminalità violenta nei Paesi in via di sviluppo, a causa anche della recessione economica globale in atto. Già nel corso dello scorso anno, sono stati numerosi i picchi di criminalità in determinati Paesi: Nigeria, Brasile, Iran, Mauritania, Venezuela e Sudafrica. E purtroppo, più la pandemia continua ad avanzare, più aumentano i Paesi che rischiano di cedere porzioni di territorio e di controllo sociale ed economico alla criminalità organizzata.