Cieli nuvolosi e crescenti turbolenze per Ryanair. La low cost irlandese ha chiuso il primo semestre con un forte calo dei profitti, che si sono attestati a 1,7 miliardi di euro, pari a un -18% rispetto al semestre dello scorso anno, mentre si prospetta un braccio di ferro con il governo laburista britannico che vuole aumentare le tasse aeroportuali.
È lo stesso ceo del vettore low cost, Michael O’Leary, a illustrare nel dettaglio la situazione finanziaria: «I ricavi totali del primo semestre sono aumentati dell’1% a 8,69 miliardi di euro. I ricavi programmati sono scesi del 2% a 5,95 miliardi di euro. Lo spostamento di metà Pasqua e fuori dal primo trimestre, la pressione sulla spesa dei consumatori (guidata da tassi di interesse più alti per un periodo più lungo e da misure di riduzione dell’inflazione) e un calo delle prenotazioni Ota hanno reso necessaria una copertura dei prezzi maggiori di quanto inizialmente previsto. Nello specifico le tariffe del primo trimestre sono scese del 15% e nel secondo trimestre del 7%».
«Molti clienti – ha aggiunto O’Leary – stanno passando direttamente a Ryanair per usufruire delle nostre tariffe aeree più basse. Comunque stiamo ottenendo guadagni record nella maggior parte dei mercati. Il traffico, nonostante i ripetuti ritardi nelle consegne dei Boeing, è cresciuto del +9% a 115 milioni di passeggeri, mentre i ricavi accessori sono stati resilienti, in aumento del 10% a 2,74 miliardi di euro. I costi operativi hanno registrato un aumento dell’8% attestandosi a 6,68 miliardi di euro, mentre i risparmi di copertura del carburante hanno compensato l’aumento dei costi per il personale e altri costi dovuti, in parte, ai ritardi nelle consegne di Boeing».
Intanto, per Ryanair c’è aria di vera e propria burrasca nel Regno Unito: secondo quanto pubblicato dal Daily Telegraph, a seguito della decisione da parte del governo britannico di introdurre un rincaro delle tariffe aeroportuali, lo stesso O’Leary ha minacciato il taglio di migliaia di posti di lavoro, con la conseguente riduzione nella capacità di trasporto del vettore, pari a circa 5 milioni di passeggeri in meno rispetto a quanto programmato con l’attuale offerta aerea del vettore.