Nuova Caledonia: aeroporto off limits, bloccate 3.200 persone
Sono 3.200 le persone bloccate in Nuova Caledonia, tra cui due italiani. L’aeroporto internazionale di Nouméa è chiuso da ormai quasi una settimana, come annunciato dal portavoce del governo, Gilbert Tyuienon, a causa della guerra civile scoppiata lunedì scorso nell’arcipelago, ex colonia con amministrazione indipendente, ma sotto la sovranità francese.
La Nuova Zelanda ha annunciato di aver chiesto alla Francia di poter far atterrare gli aerei per rimpatriare i suoi cittadini, ma la situazione è ancora in stallo e in teoria la ripresa del traffico aereo è attualmente previsto per oggi, martedì 21, anche se a causa della situazione caotica regna l’incertezza.
Alla rivolta, provocata dalla violenta contestazione della popolazione indigena contro la riforma costituzionale voluta da Parigi – che potrebbe diminuire il peso degli autoctoni nella politica locale – la Francia aveva risposto mercoledì scorso con la proclamazione dello stato d’emergenza e la chiusura dell’aeroporto, oltre a inviare 600 gendarmi, tra cui un centinaio di uomini delle forze speciali, per poter liberare dalle barricate la strada tra il capoluogo dell’arcipelago, Nouméa, e lo scalo internazionale.
La rabbia degli abitanti contro la Francia, esplosa negli ultimi giorni, ha in realtà origini antiche, ma la situazione è andata via via peggiorando negli ultimi anni anche a causa delle disuguaglianze economiche e sociali che continuano ad aggravarsi tra la popolazione delle isole che vive al di sotto della soglia di povertà, rispetto ai tanti cittadini francesi residenti nell’arcipelago.
A peggiorare la situazione, malgrado la proposta di Macron ai leader dei partiti di Nouméa di recarsi a Parigi per un tavolo di concertazione, le accuse della Francia, più o meno velate, ad alcune potenze straniere di fomentare la rivolta: l’Azerbaigian, menzionata esplicitamente dal ministro Darmanin, e la Cina, principale importatore di nichel prodotto in grande quantità dall’arcipelago.