Improvviso cambio di programma e piani saltati, a sottolineare la gravità della situazione. Si muove Emanuel Macron in persona e va in una Nuova Caledonia ancora in piena rivolta. I rappresentanti politici dell’arcipelago si sarebbero dovuti recare a Parigi, su invito del presidente francese, per trovare una soluzione e mettere fine alle violente manifestazioni contro la riforma costituzionale voluta da Parigi che, una volta approvata in via definitiva, diminuirà il peso degli autoctoni, i kanak, nella politica locale. Alla fine, invece, è stato lo stesso Macron a prendere un aereo per Numéa, la capitale della ex colonia francese, dove ormai già da una scorsa settimana vige lo stato d’emergenza.
Secondo quanto annunciato dalla portavoce del governo francese, Prisca Thevenot, l’obiettivo di Macron è quello di istituire a Nouméa «una missione». Il capo dello Stato sarà accompagnato da «alcuni alti funzionari», ha spiegato, sottolineando che nell’isola «sta tornando la calma» anche se l’aeroporto internazionale è ancora chiuso e dovrebbe riaprire martedì 28. Un primo volo speciale è stato effettuato per evacuare i turisti della Nuova Zelanda bloccati dall’inizio delle proteste nell’arcipelago.
Fino ad ora il bilancio delle rivolte conta 400 imprese danneggiate, 1 miliardo di euro di danni e popolazione terrorizzata. Il premier dell’isola Attal sottolinea che «c’è ancora molta strada da fare prima di tornare alla normalità, ma siamo determinati a ripristinare l’ordine, presupposto essenziale per il dialogo».
Macron ha già inviato i militari al posto delle forze di sicurezza interna mettendo come priorità la partenza in sicurezza dei turisti bloccati negli alberghi.
La visita del Capo dell’Eliseo «è un’opportunità di dialogo che deve essere colta», ha dichiarato il deputato non indipendentista Philippe Dunoyer, membro del partito Renaissance di Macron, che sembra orientato a schierarsi contro l’annullamento della modifica costituzionale che ha scatenato le violenze.