Diversi nello stile e nello spirito, nelle giacche e nella posa, ma protagonisti assoluti del primo summit di Airlines for Europe, oltre che del mercato europeo.
Carsten Spohr, ceo di Lufthansa, e Michael O’Leary, boss di Ryanair, non si amano. È visibile dalla forzata cortesia dei loro saluti all’evento di Bruxelles, ma in fondo, ognuno dei due coltiva una certa stima per l’altro. Tipico degli opposti.
Sarà perché sono cofondatori della stessa lobby anti-tasse, o perché ultimi due leader continentali di un settore che vira verso Oriente. O forse perché incarnano due modelli di linee aeree opposti, ma vincenti.
Non è un caso, infatti, se per l’ennesimo salvatggio di Alitalia si fanno i nomi proprio di Lufthansa e Ryanair.
A Bruxelles ci sono i top manager di easyJet, Air France, Norwegian e Iag, ma palco e platea sono tutti per loro due: Spohr e O’Leary. Alleati contro le tasse, nemici su tutto il resto. Un duello quasi epico, se non fossero Golia contro Golia. Non c’è spazio per i Davide nel trasporto aereo.
Basta osservare i capanneli alla fine della conferenza stampa. Porte automatiche fatte di smartphone e taccuini che si aprono e chiudono alle spalle dei due.
Spole di giornalisti, assistenti, amici e ammiratori che domandano, sorridono, fotografano. Protagonisti dei tweet più letti, dei commenti sottovoce degli addetti ai lavori.
Il merito del summit di A4E è di averli messi uno accanto all’altro, senza maschere né filtri. E in quel momento si è capito chi è che comanda in Europa.
O’Leary è sempre a suo agio come fosse nel salone di casa, jeans e giacca informale. Un battuttista seriale che non risparmia nessuno e intrattiene ospiti e colleghi. Risate garantite.
Spohr è attento, perfezionista ma affabile. Studia le parole, ammalia l’interlocutore. Risponde con pazienza a ogni singolo dubbio. L’affidabilità tedesca.
O’Leary non perde occasione per provocare Lufthansa, attaccando le regole e il protezionismo franco-tedesco.«Se ha la forma di un maiale, puzza come un maiale e grugnisce, siamo sicuri che è un maiale. A meno che non sia tedesco: in quel caso è un agnello», così O’Leary scalda la platea e irrigidisce Carsten Spohr.
Il manager tedesco contrattacca con i numeri: «Da quando O’Leary ha previsto il nostro fallimento siamo cresciuti come gruppo e fatturato».
O’Leary rilancia: «Il nostro obiettivo in Germania è far diventare Carsten un uomo onesto» . Lo dice con ironia, ma deve prendersi la scena visto che Spohr, seduto al suo fianco, è stato appena nominato a capo del board di Airlines for Europe.
Spohr non teme la collaborazione competitiva con le compagnie del Golfo: «In fondo, sono tutte nostre clienti per i servizi IT, catering e hub». O’Leary elogia Trump e il suo decisionismo, «niente a che fare con i politici europei».
Il tedesco sottolinea con soddisfazione l’avanzata di Eurowings, l’irlandese – infine – gongola abbracciando Bjørn Kjos, il ceo di Norwegian, alleato nell’ennesima rivoluzione aerea: il lungo raggio low cost.
La platea di Bruxelles, cuore e specchio dell’Europa, si diverte e applaude i due contendenti. Due storie di successo agli antipodi per stile, comunicazione e offerta.
Ormai è chiaro che, chiunque voglia stare al tavolo dei big player, deve scendere a patti con questi due signori e le loro distinte idee del mondo e del business.
Sempre e comunque, però, due Golia.