Oms: «No al passaporto vaccinale».
Ma l’Europa apre il dibattito
No alla patente di viaggio dei vaccinati. A dire la sua è il più autorevole organismo in fatto di pandemia: l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), attraverso il suo Comitato di emergenza, riunitosi giovedì scorso per analizzare questo tema, insieme alle nuove varianti del Covid-19.
L’Emergency Committee guidato dal dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus ha così richiesto di “non introdurre, per il momento, requisiti di prova della vaccinazione o immunità per i viaggi internazionali”, perché “vi sono ancora incognite critiche sull’efficacia della vaccinazione nel ridurre a trasmissione” e per “la disponibilità limitata di vaccini”.
In ogni caso, sottolinea il comitato in un documento ad hoc, “la prova della vaccinazione non dovrebbe esentare i viaggiatori internazionali dal rispettare altre misure di riduzione del rischio“.
Nonostante ciò, il presidente del Consiglio Ue Charles Michel si è detto favorevole all’introduzione del passaporto vaccinale per tornare a viaggiare liberamente. «È un dibattito molto pertinente e lo inizieremo» al Consiglio europeo del 21 gennaio, ha annunciato. Aggiungendo: «È un tema delicato in molti Paesi ma va affrontato. E credo che ci stiano pensando anche fuori dall’Unione».
Solo pochi giorni fa, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, aveva aperto all’idea di adottare un certificato europeo per le persone vaccinate, accogliendo così l’idea lanciata dal premier greco Kyriakos Mitsotakis.
«Penso sia importante avere un requisito medico che dimostri che le persone siano state vaccinate. È una decisione politica e giuridica che dovrebbe essere discussa a livello europeo», aveva detto la presidente in un incontro con alcuni media portoghesi.
L’ipotesi di un passaporto di immunità aveva incontrato il favore di parte dell’industria turistica italiana, con il placet di Federturismo: «Si tratta – aveva dichiarato la presidente Marina Lalli – di soluzioni oggi finalmente a portata di mano su cui è urgente aprire un dibattito politico ma anche scientifico».