Il turismo cinese torna a viaggiare. Con la riapertura degli uffici che rilasciano visti e permessi per l’estero, e ora con il via libera anche ai gruppi verso l’Italia, la Cina ha dato il via al nuovo outgoing, fatto per ora principalmente di traffico business e flussi mutati dai tre anni di stop. Cosa ci si può quindi aspettare in nel nostro Paese, uno dei primi mercati Ue meta dei turisti cinesi fino al 2019? Aveva provato ad analizzarlo nei giorni scorsi Intarget, in uno dei suoi China Talks, con la partecipazione di Cristiano Varotti, country manager Enit China.
«Nel 2019 10 milioni di turisti cinesi hanno viaggiato in Europa e un terzo ha visitato l’Italia, per un totale di 3 milioni di arrivi e 5 milioni di presenze – ha spiegato – È un mercato piccolo rispetto alle potenzialità, se si considera che solo il 10-15% dei cinesi ha il passaporto e solo il 7% può viaggiare liberamente. Una percentuale irrisoria che però è fondamentale per il nostro settore del lusso».
La previsione è che si tornerà ai livelli pre pandemici almeno nel 2024, se non addirittura 2025. L’apertura di gennaio, con la rimozione della quarantena al rientro in Cina, sta per ora generando un timido traffico business che sarà seguito da turisti leisure individuali e d’ora in avanti anche dai gruppi. Le previsioni del China Outbound Institute già parlano di 8 milioni di viaggiatori che usciranno dai confini cinesi nel primo trimestre 2023, circa 12 milioni nel secondo e 40 milioni negli ultimi due, per un totale di 60 milioni di viaggiatori che sconfineranno dalla Greater China. Di questi, il 10% arriverà in Europa, con un terzo che sceglierà l’Italia. Possiamo quindi aspettarci 1,8-2 milioni di turisti cinesi in arrivo nel nostro Paese nel 2023.
«Dati che confermano l’importanza del Paese come generatore di flussi turistici che torneranno più numerosi e più altospendenti di prima – ha detto Varotti – Ci aspettiamo una prima ondata di arrivi a luglio e agosto, con un picco in autunno per la Golden Week, la prima settimana di ottobre. Le agenzie di viaggi e le Ota cinesi hanno indicato un boom di ricerche sulle piattaforme, per cui è il momento di investire. Il suggerimento agli operatori è continuare a crescere sul digitale, sui principali social cinesi, come ha fatto l’Enit che oggi conta 700mila follower e servizi ad hoc. Dalla creazione di contenuti da parte di agenzie cinesi ai mini program, al flag store Italia che ha 600 milioni di utenti attivi al mese. Poi, quest’anno lavoreremo anche sul B2B con fam trip per agenzie cinesi».
L’idea è attrarre i nuovi turisti dando risposta anche ai trend emersi in questi anni di stop. Il viaggiatore cinese di alto livello oggi cerca un contatto autentico con le culture locali, e questo apre opportunità per molte destinazioni minori. Importante anche un’adeguata offerta balneare, con resort adatti a “fare esperienza del mare”.
Positive inoltre le previsioni sulla spesa turistica individuale, che nel 2019 era di 280-300 euro al giorno, ma sarà più alta di prima, anche se nel caso dei gruppi è assorbita all’80% dalle grandi agenzie di viaggi cinesi con corrispondenti in Europa, che restano l’intermediario preferito dai tour operator cinesi.
Ma come sono cambiate le abitudini dei cinesi in tre anni di chiusura? Lo rivela un’altra survey firmata sempre Intarget, basata su dati Global Web Index, e incentrata sul sentiment dei turisti altospendenti (tra i 27 e i 58 anni). Positivo il mood: il 70% è convinto che nei prossimi sei mesi l’economia, i problemi ambientali e le personali risorse finanziarie miglioreranno. In testa tra le tipologie di vacanza preferite dai viaggiatori facoltosi cinesi, i resort (66,2%), le Spa (52,6%) e i parchi tematici (51,4%).
Anna Pupi, sinologa e analista di Intarget Shanghai, rivela poi i risultati di un confronto con i rappresentanti di varie destinazioni: «Abbiamo ascoltato diversi esperti, tra cui Varotti di Enit China, per comprendere come è cambiata l’offerta e quali strategie stanno adottando i Paesi per intercettare un flusso turistico che ci si aspetta importante. Emerge attenzione a sostenibilità, natura e outdoor, al turismo lento e allo sport».
Focus anche sulla tecnologia perché il viaggio, per il turista cinese, inizia dallo smartphone. Si lascia ispirare dai Kol (Key Opinion Leader) e cerca idee su Douyin e XiaoHongShu per poi organizzare i suoi viaggi su WeChat o attraverso online booking app come Ctrip. «La ripresa è avvenuta ed è importante capire come intercettare la domanda inespressa: in questo il digitale è predominante», conclude la studiosa.