by Redazione | 15 Giugno 2017 11:34
No a preconcetti e no a restrizioni uniltareali nel trasporto aereo. Gli Open Skies in Europa sono una necessità per la crescita del settore, soprattutto se si guarda alle prospettive di incrementi esponenziali dall’Asia. Lo ha detto a chiare lettere il presidente di Aci Europe, Augustin de Romanet durante l’assemblea assemblea generale dell’associazione europea degli aeroporti europei, tenutasi ieri a Parigi. Nel ribadire l’importanza di condividere strategie e strumenti che assicurino alti livelli di sicurezza negli scali, de Romanet ha avuto parole di forte critica nei confronti delle restrizioni adottate dagli Usa in materia di tecnologia portatile e altre barriere burocratiche che sarebbero all’orizzonte.
Così come dura è stata la presa di posizione nei confronti della Russia: «La sicurezza domina l’agenda, e c’è stato un approccio efficace dell’Ue con misure visibili e concrete, sviluppate in stretta collaborazione con Aci Europe. Si sta facendo un buon lavoro per affrontare il rischio terrorismo attraverso l’implementazione di controlli sistematici all’entrata degli impianti aeroportuali. Tuttavia, è spiacevole che questo approccio non sia ancora seguito e condiviso dalla Russia, esponendo così gli aeroporti russi alla vulnerabilità».
E sulla estensione del prolungato divieto americano sui computer portatili – il cosiddetto electronics ban – verso altri aeroporti europei, de Romanet ha chiesto una migliore cooperazione internazionale e maggiore fiducia tra i due pilastri del sistema globale di sicurezza dell’aviazione: «Sono sollevato che il divieto non sia stato esteso all’Europa. Ma tutti abbiamo bisogno di lavorare insieme su questo aspetto e dobbiamo condividere misure alternative che saranno al 100% sicure, più efficaci dal punto di vista della sicurezza e anche meno disfunzionali in termini operativi. Aci Europe ha presentato proposte alternative dettagliate e sono lieto di vedere che la stessa Iata sembra averle approvate».
Altro passaggio chiave dell’intervento è stato il richiamo agli effetti della Brexit: «C’è un rischio connesso al protezionismo. Basta guardare agli inaccettabili ritardi che Norwegian ha dovuto affrontare per ottenere l’autorizzazione a volare negli Stati Uniti. C’è dunque bisogno di Open Skyes non solo sulla carta».
Da qui il pieno sostegno degli aeroporti europei per la strategia ambiziosa della Commissione europea: «Abbiamo bisogno anche di cieli aperti oltre gli Stati Uniti e il Canada. Non c’è ragione di non andare avanti. I viaggi in uscita da Asia Pacifico, Africa e Medio Oriente saranno destinati a crescere in modo esponenziale nei prossimi decenni. L’Europa non può perdere questa prossima opportunità di crescita».
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