L’Unione europea pensa a una tassa sul trasporto aereo. Un’imposta che dovrebbe andare a colpire il carburante e potrebbe spingere i vettori a diminuire il numero dei voli previsti, ma che secondo l’Ue porterebbe benefici per l’ambiente e il clima, oltre che per le casse degli Stati membri.
Al momento – si legge su Il Sole 24 Ore – c’è uno studio della Commissione europea, e dopo le elezioni sarebbe previsto un summit dei ministri delle Finanze dei Paesi Ue.
Sull’Italia, dove il trasporto aereo di linea è gravato solo da tasse sui biglietti (Iva al 10% sui collegamenti domestici, imposte su imbarco e locali), sono tre gli scenari prospettati: semplice abolizione dell’Iva sulla biglietteria; estensione dell’Iva a tutti i biglietti internazionali; introduzione di un’accisa di 330 euro a tonnellata sul cherosene.
Nel primo caso, ad esempio, aumenterebbero i voli e i posti di lavoro, con un valore aggiunto del settore al +11%. Allo stesso tempo, però, crescerebbero di uguale percentuale anche le emissioni di CO2, oltre al numero di persone esposte al rumore degli aeroporti (7%). Inoltre, si stima un calo del lavoro in altri settori.
Estendendo l’Iva, invece, passeggeri, voli e posti di lavoro nell’aviazione scenderebbero del 7%, ma l’effetto sul Pil sarebbe trascurabile, con le emissioni di CO2 tagliate anch’esse del 7%. Le entrate fiscali salirebbero a 3,26 miliardi, mentre le persone esposte al rumore sarebbero il 4% in meno.
Tassando il cherosene, infine, gli effetti sarebbero analoghi: -8% su voli, passeggeri, emissioni, posti di lavoro e valore aggiunto; entrate fiscali a 3,15 miliardi; -5% di persone esposte al rumore.