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Ospitalità di lusso, Deloitte: avanzano i serviced apartment

rocco-forte-house credit Ladv

Nel 2023 l’Italia è stato il primo mercato in Europa per fatturato alberghiero, seguita dal Regno Unito e dalla Francia. Questo è il primo macrodato che emerge da una ricerca condotta da Deloitte Real Estate & Hospitality sull’offerta dell’ospitalità nel nostro Paese.

Su un giro d’affari totale di 30.548 milioni di euro, il 7% è rappresentato dal segmento lusso, un dato rilevante se si considera che l’offerta di strutture luxury rappresenta solo il 5% anche se, rispetto al 2022, il settore è quello che è cresciuto di più nell’offerta, essendo un mercato particolarmente appetibile per i player della ricettività che lavorano con gli high spender internazionali.

Ma l’ospitalità del lusso non si limita solo agli hotel, un’altra soluzione ricettiva alternativa è quella dei cosiddetti serviced apartment, un segmento che la ricerca di Deloitte ha voluto analizzare come mercato emergente.

I serviced apartment, ovvero le soluzioni residenziali dotate di elementi di interior design personalizzati e facility alberghiere (housekeeping, concierge, servizio in camera, supporto clienti 24h), in genere sono posti all’interno di un complesso immobiliare in cui si trovano aree comuni in linea con quelle offerte dalle strutture alberghiere (area fitness/Spa, piscina).

Per il nostro Paese sono ancora soluzioni relativamente nuove, ma sono già diversi i grandi brand del lusso (Four Seasons, Kempisky, Rocco Forte, Ferragamo per citarne alcuni) che hanno investito nella formula, ancora una nicchia dell’hospitality d’alta gamma che, in Italia, ha enormi possibilità di sviluppo.

Analizzando il quadro europeo, nel comparto di questo tipo di soluzioni l’Italia occupa solo la quinta posizione, con un fatturato annuo di oltre 2,4 miliardi di euro, ma risulta essere la destinazione europea a più alta attrattività di investimenti, seguita da Spagna, Germania, Francia e Regno Unito.

Il Paese con il maggior numero di appartamenti è la Francia, con oltre 800mila unità, seguita dalla Spagna (420mila unità), dal Regno Unito (310mila unità) e infine dall’Italia e dallo studio emerge che la clientela è quasi equamente distribuita tra business 49% e leisure 51%. È interessante notare come, nonostante i soggiorni di breve durata (meno di 30 notti) siano quelli più frequenti, con una permanenza media di circa una settimana, i soggiorni di lunga durata arrivino quasi al 30%.

In base alle risposte del campione intervistato, 400 attori del settore dell’ospitalità italiana ed europea, suddivisi in due categorie, investitori e operatori, il mercato dei serviced apartment in Italia vedrà un incremento degli investimenti spinti sia dalle politiche di espansione dei brand già presenti, sia dall’ingresso di nuovi operatori internazionali, attratti dalle previsioni di crescita del valore economico.

Oltre il 50% degli intervistati prevede l’apertura tra 11 e 50 unità nei prossimi tre anni. Gli unici ostacoli, per ora, segnalati dal 64% degli intervistati, sono la mancanza di asset adeguati, mentre per quasi il 30% a spaventare sono le difficoltà burocratiche tipiche del nostro Paese.

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