by Redazione | 29 Novembre 2023 13:12
Ryanair pubblicato il sondaggio di novembre sulle tariffe eccessive e i sovrapprezzi delle Ota. Dai rilievi, la compagnia dichiara che aziende come Kiwi, Lastminute, Opodo ed eDreams “continuano a truffare gli ignari consumatori con tariffe ed addebiti ingiustificati per i loro servizi inesistenti, mentre allo stesso tempo sovraccaricano enormemente gli ignari consumatori per i servizi accessori, che hanno prezzi competitivi sul sito di Ryanair”.
Il vettore rincara la dose: “Continuiamo a indagare e a mettere in evidenza le truffe ai danni dei consumatori perpetrate da queste Ota pirata, che si mascherano da siti web di comparazione prezzi, mentre in realtà truffano i clienti con tariffe inventate per cambiamenti o cancellazioni, o con sovrapprezzi per i servizi ancillari di Ryanair fino al 344%”.
A riprova di quanto affermato, Ryanair pubblica in una tabella gli esempi più eclatanti di tariffe nel sondaggio di novembre:
Risulta che Opodo ha addebitato ai clienti 60 euro per “costi di cancellazione” del volo quando le cancellazioni giustificate su Ryanair non comportano alcun costo; Lastminute ha ingannato i suoi clienti per un posto assegnato a 23 euro, che la low cost vende invece a 5.50 euro; eDreams applica un sovrapprezzo per il cambio volo fino a 60 euro superiore rispetto a quello proposto dal vettore; ma il caso più grave è quello di Kiwi, che addebita 24,40 euro per un posto assegnato, che con Ryanair costa 5,50 euro, un sovrapprezzo del 344%.
Lo compagnia aerea ha ingaggiato da tempo una battaglia contro le agenzie di viaggi online, e aveva già citato in giudizio Kiwi per presunto occultamento dei dati dei clienti; l’istanza che è stata respinta dal tribunale regionale di Brno a inizio novembre.
«La nostra indagine di novembre continua a mettere in luce le truffe e le tariffe eccessive di queste Ota pirata – ribadisce il ceo Michael O’Leary – Non solo prendono illegalmente tariffe dal sito web di Ryanair in un atto di pirateria digitale, ma usano poi queste informazioni ottenute illegalmente per truffare ignari consumatori con addebiti per servizi che sono forniti da Ryanair gratuitamente, oppure addebitano in modo eccessivo ai clienti i servizi accessori, spesso con un prezzo 3 o 4 volte superiore a quello di Ryanair. Continuiamo la campagna contro queste Ota e continuiamo a chiedere ai governi e alle agenzie per i consumatori di intervenire per impedire questa pirateria su Internet e questa palese vendita scorretta ai consumatori».
E aggiunge: «Ryanair continua a denunciare queste pratiche illecite e false e continuerà a chiedere che questi pirati delle Ota siano messi fuori legge e che si ponga fine alle loro truffe. Non ci fa piacere classificare Kiwi come la più grande Ota pirata d’Europa nel nostro sondaggio di novembre, facendo pagare agli ignari consumatori 24,40 euro per un posto assegnato che costa solo 5,50 euro sul nostro sito. Si tratta di un sovrapprezzo del 344% su ignari clienti e dimostra fino a che punto queste Ota pirata non solo si impegnano nella pirateria digitale, ma poi usano i risultati per truffare e sovraccaricare ignari consumatori».
Arriva rapida la risposta della Ota Kiwi, chiamata nuovamente in causa dalla low cost con quest’ultimo sondaggio:
“Con le molteplici indagini condotte a livello europeo dalle associazioni dei consumatori e dalle Autorità garanti per la concorrenza e il mercato sull’operato di Ryanair[1], non sorprende l’ennesimo blitz a livello di Pr da parte di Ryanair nel tentativo di distogliere l’attenzione da sé stessa e infangare la reputazione della concorrenza, utilizzando informazioni scelte a tavolino che non riflettono la scala molto più ampia di combinazioni e opzioni che le Ota sono in grado di offrire ai loro clienti e che Ryanair non è in grado di rendere disponibili – si legge nella nota di Kiwi – Questo attacco tramite un’attività di Pr è un’altra azione intrapresa da Ryanair per dissuadere i clienti dal prenotare con le Ota[2]. Questo si aggiunge all’implementazione da parte di Ryanair di quello che consideriamo un cosiddetto processo di verifica immotivatamente sproporzionato che è oggetto di indagine e che noi, e molti altri operatori del settore, riteniamo sia stato concepito per penalizzare i consumatori che desiderano avere la libertà di scegliere tra tutte le opzioni a loro disposizione”.
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