L’età non c’entra nulla. È tutta una questione di atteggiamenti, di lifestyle quando si parla di perennial. «Generalmente hanno un’età che va dai cinquant’anni almeno in sù, magari non lavorano più e hanno maggior tempo a disposizione oltre che una buona capacità di spesa – spiega Lorenzo Brufani, founder e ceo di Competence – Si mantengono attivi, sono pieni di interessi e non vogliono più sentirsi come quelli da rottamare».
C’è un gap da colmare, però: «le offerte per perennial sono assai limitate – sostiene il founder di Competence – La parola chiave è esperienza, da offrire sulla base di quelle che sono le loro esigenze. Sì alle crociere, ma con le experience dentro. Una cosa, questa, che negli Stati Uniti è ben consolidata. E ancora, bisogna assolutamente tener conto delle recensioni online, in modo tale da poter plasmare al meglio l’offerta sul profilo che abbiamo di fronte».
Ma perennial fa rima anche con consumo collaborativo, piuttosto che con banca del tempo: «C’è bisogno di questo. Il turismo ha bisogno di questo – dice Brufani – Due persone possono scambiarsi i soldi, le ore, i giorni liberi. Anche con l’ausilio della tecnologia, che permette di creare community di persone che sono fatte della stessa pasta».
E si arriva fino al green, essendo i perennial più attenti all’ambiente rispetto ai millennial: «secondo le indagine l’89% ha ridotto il consumo di plastica, mentre il 64% acquista prodotti bio e il 41% ha sostituito l’auto con il car sharing. Danno un enorme valore al tempo libero: il 17,9% ama cucinare, mentre il 7,8% preferisce il giardinaggio. Le vacanze? Per il 18,6% a contatto con la natura, e per il 18,3% il viaggio deve essere itinerante», conclude Brufani, secondo cui i perennial sono dei cocooner, e quindi gente che rinasce, e non ha età.