by Carla Villani | 9 Gennaio 2024 12:03
Overtourism, cioè eccesso di turismo, termine inserito per la prima volta nel dizionario Oxford nel 2018. Dunque, del troppo turismo, o turismo di massa, e dei danni che fa, se ne discuteva ben prima del boom dei viaggi post Covid.
Tante, troppe, sono le città, i siti, le spiagge, le destinazioni, prese d’assalto in determinati periodi dell’anno da fiumi di turisti che creano problemi a luoghi da preservare, spesso già fragili per natura. Ma, il turismo porta anche un benessere economico cui spesso non è possibile rinunciare. Ecco allora che, nel tentativo di trovare una soluzione, un equilibrio, molti centri turistici in tutto il mondo hanno avviato iniziative e restrizioni volte a combattere i problemi dell’overtourism: nuove tasse turistiche, limiti al numero di visitatori, tornelli, campagne volte a scoraggiare i flussi nei periodi più affollati.
Un’indagine di Cnn Travel[1] sul tema riporta le soluzioni ideate da alcune mete “ultra popolari” per difendersi dall’assalto dei turisti.
Prendiamo Amsterdam, la capitale olandese, oltre a invitare i turisti, con campagne ad hoc, a visitare la città anche nei mesi invernali per evitare la folla dei mesi estivi, ha letteralmente preso di mira un target ben preciso, reputato fuori controllo e fastidioso: i giovani maschi britannici, dicendo loro di “stare lontani” nel caso volessero “scatenarsi” in città. Se nel Regno Unito cerchi online frasi del tipo “addio al celibato Amsterdam”, o “hotel economico Amsterdam”, queste riportano a video che avvisano delle conseguenze negative di un consumo eccessivo di alcol, dell’uso di droghe, cercando di scoraggiare viaggi troppo sopra le righe.
Oltre l’Europa, la guida riporta il caso di Bali. Dopo il successo mondiale del film di memorie della scrittrice Elizabeth Gilbert “Eat Pray Love“, la popolarità della destinaziobne è schizzata ben oltre la folla di turisti alternativi con zainetto e bagnanti che tradizionalmente attraeva. E, se i viaggiatori in cerca di spiritualità che seguono le orme del libro, sono solo una parte – silenziosa – dell’ondata di turismo che ha sommerso la provincia indonesiana negli ultimi dieci anni, a fare danno e tanto rumore sono i nuovi turisti che invadono con la loro plastica l’isola, non si adeguano e non rispettano la cultura locale. Ultimamente, i visitatori fuori controllo sono diventati particolarmente problematici, al punto che nella primavera del 2023, il governatore dell’isola ha imposto la pubblicazione di un vademecum di regole da rispettare da allegare ai passaporti turistici in entrata. Tra le regole: divieto di dire parolacce, di toccare alberi sacri o di arrampicarsi su statue. Inoltre, i turisti internazionali diretti a Bali che visiteranno il Paese dal 14 febbraio 2024 dovranno pagare una nuova tassa di 150.000 rupie indonesiane, che equivalgono a circa 10 dollari.
Turismo molesto e fuori controllo anche a Barcellona, tanto che nelle elezioni del maggio 2023, il tema ha fatto parte dei programmi politici della città che ha intensificato le misure per frenare l’overtourism addirittura utilizzando slogan e graffiti che invitavano i turisti a “tornarsene a casa”.
Dai luoghi più stressati dal turismo del 2023, riportati da Cnn Travel, che includono anche Miami, Atene, Parigi, Venezia e Phuket, si passa a quelli dove “non andare nel 2024“, elencati dalla guida americana Fodors Travel[2] sulla base di tre parametri: overtourism, produzione di rifiuti e qualità e scarse riserve idriche.
Sul fronte overtourism appare al primo posto Venezia. La città lagunare, con tanto ritardo, sta tentando di reagire[3] all’invasione del turismo “mordi e fuggi” con una tassa di entrata di 5 euro, da pagare durante selezionati fine settimana primaverili ed estivi, ma la strada verso la soluzione del problema è ancora lunga e “affollata”.
Poi c’è Atene, con l’Acropoli sotto assedio da sciami di visitatori sempre più fuori controllo. Qui, nonostante gli sforzi e le soluzioni adottate dall’amministrazione locale per contingentare il numero di visitatori, sono spesso segnalati danni in alcune aree. Anche il caldo torrido di questa estate non è servito a scoraggiare, in determinati periodi dell’anno, la visita di una città che continua a essere presa d’assalto anche dai passeggeri delle navi da crociera.
Nell’elenco anche il monte Monte Fuji[4], Giappone. Questo luogo sacro si è riempito negli ultimi anni di migliaia di turisti. Il sentiero Fujinomiya che porta alla sua cima, è diventato un fiume intermittente di escursionisti in coda che fanno perdere al luogo tutta la sua magia.
Esistono, poi, siti che secondo Fodors Travel sarebbe bene evitare per il troppo inquinamento dovuto ai residui plastici. Tra questi HaLong Bay’s, che ha contato 8 milioni di arrivi nel 2023. La più celebre attrazione turistica vietnamita, sito Unesco, celebrata per le sue acque di un brillante color turchese, presenta oggi un mare pieno di bottiglie di plastica galleggianti. Anche se i battelli turistici hanno recentemente bandito la plastica monouso, l’immondizia generata dal passaggio dei turisti sul litorale continua a deturpare il paesaggio.
Per insufficienza idrica, invece, compare nella lista Koh Samui, il paradiso della Thailandia, che rischia di rimanere senza acqua potabile a breve grazie a turisti che si susseguono incessantemente e al cambiamento climatico con la grave mancanza di pioggia degli ultimi tempi. La quantità di acqua consumata singolarmente dalle persone certamente incide, ma, anche le risorse idriche impiegate dalle strutture ricettive sono ingenti, come, i litri e litri necessari per riempiere le tante piscine di hotel e resort di lusso. Un minor numero di turisti aiuterebbe la rigenerazione dell’ambiente, ma potrebbe danneggiare le economie locali focalizzate sul turismo. L’isola dovrebbe porre molta più attenzione al problema e puntare sul turismo sostenibile e responsabile, tentando di stabilire e gestire un numero più di turisti e contemporaneamente proteggendo l’ambiente.
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