by Maria Grazia Casella | 3 Dicembre 2018 13:25
Bangkok, le antiche capitali patrimonio dell’Umanità, il Triangolo d’Oro, ma non solo. Sono le esperienze a contatto e nel rispetto della popolazione locale, la marcia in più della Thailandia di Albatravel Group. Un itinerario dal concept innovativo, ideato in collaborazione con il dmc di riferimento Easy Smile, che abbiamo sperimentato insieme a 15 agenti di viaggi durante il primo fam trip del gruppo veneto, organizzato con il supporto di Turkish Airlines, che ci ha portato dritti al cuore della Thailandia più autentica.
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Bangkok e le antiche Capitali. Iniziamo il nostro viaggio seguendo il corso lento del Chao Phraya, il maestoso “Fiume dei Re”, per secoli la principale arteria del paese, lungo il quale fiorirono città e commerci. Non è un caso che sulle sue rive si affaccino i templi e i monumenti più rappresentativi della Bangkok reale, terza e ultima capitale dell’antico Regno del Siam. A cominciare dal Grande Palazzo Reale, complesso monumentale che oltre a vari edifici, residenze principesche, chedi e schiere di statue mitologiche, comprende anche il Wat Phra Kaeo, il principale tempio buddista thai, dove si venera il Buddha di Smeraldo.
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Mentre sul lato opposto del fiume, ai piedi dell’imponente torre in stile khmer del Wat Arun, nei canali di Thonburi la vita scorre ancora sull’acqua, come un secolo fa. Solo lo storico mercato galleggiante è stato da tempo trasferito fuori città, tra i klong di Damnoen Saduak, affollati ogni giorno di barche cariche di frutta, ortaggi e mercanzie varie, perpetuando una tradizione che racchiude tutto l’esotismo della Thailandia.
Un senso di pace e serenità ci avvolge durante la visita del sito storico di Ayutthaya, la seconda capitale del Regno del Siam, strategicamente fondata nel 1350 su un’isola fluviale in seguito alla conquista di Sukhothai da parte dei Birmani. Passeggiando tra le imponenti rovine di templi e phrang in stile siamese e khmer non è difficile immaginare la vita in quella che per quattro secoli fu tra le più fastose e potenti città del Sud Est asiatico.
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Emblema di quel glorioso passato è il Wat Chaiwatthanaram, capolavoro dello stile khmer adagiato in posizione suggestiva in riva al Chao Phraya. Sebbene il tempio di gran lunga più importante di Ayutthaya fosse però il Wat Phra Si Sanphet, di cui oggi restano soltanto tre maestosi stupa a campana.
Un tempo parte del Palazzo Reale, fu in origine innalzato per ospitare la gigantesca statua del Buddha della Sacra e Suprema Reverenza, tra le più grandi di tutta la Thailandia, oggi venerata nel vicino Viharn Phra Mongkhon Bophit.
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Dopo un lungo trasferimento attraverso la rigogliosa pianura centrale, tra distese di risaie a perdita d’occhio e piantagioni di frutta tropicale, Sukhothai ci accoglie all’imbrunire con la magia di uno spettacolo di fuochi d’artificio e i monumenti illuminati per i festeggiamenti del Loi Kratong, la festa delle luci che celebra la fine della stagione delle piogge.
Sembra proprio che la più antica capitale del Siam, fondata nel XII secolo e considerata la culla della cultura e della nazione Thai, abbia tutta l’intenzione di stupirci, e infatti non si smentisce.
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Il mattino successivo scopriamo uno dei parchi archeologici più affascinanti del paese, con decine di templi e statue di varie epoche e stili disseminati tra prati, stagni e laghetti ricoperti di fiori di loto. Il sito, patrimonio dell’Umanità riconosciuto dall’Unesco, è talmente vasto che noleggiamo delle biciclette per visitarlo. Dal Wat Mahathat, il Tempio della Grande Reliquia, considerato il più esteso e importante dell’impero, pedalando lungo viali ombrosi raggiungiamo il Wat Si Sawai, presumibilmente il tempio più antico, antecedente alla fondazione della città. Ma la vera sorpresa è l’incantevole Wat Sa Si, che sorge su un’isoletta al centro di un laghetto.
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Home-stay tra le risaie. Lasciamo Sukhothai per immergerci nel cuore della Thailandia rurale, tra risaie, campi coltivati, frutteti, fino al villaggio di Ban Na Thon Chan. Un pugno di caratteristiche case di legno a palafitta ombreggiate da palme e alberi di mango e papaya, dove la vita sembra scorrere al rallentatore e il turismo, quello dei grandi numeri, non è ancora arrivato.
Chi sceglie di venire fin qui, lo fa perché attratto dalla possibilità di vivere un’esperienza coinvolgente a contatto con la popolazione locale e dalla condivisione di uno stile di vita autentico. Negli ultimi anni è infatti diventato una meta di punta del cosiddetto community-based tourism: molte famiglie locali offrono sistemazioni home-stay ai visitatori, insieme alla possibilità di partecipare alle attività quotidiane.
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Un’opportunità che non ci lasciamo sfuggire e, saltati a bordo di caratteristici i-ten, i camion scoperti usati nelle campagne, seguiamo i contadini nei campi, aiutandoli nella raccolta dei lime. Raggiungiamo poi piccoli laboratori casalinghi dove osserviamo gli artigiani lavorare il bambù per ricavare le bacchette da tavola e le donne tessere con rudimentali telai a mano filati tinti con sostanze naturali derivanti da erbe e fiori.
Il tessuto prodotto viene poi ammorbidito con un trattamento particolare a base di fango, secondo una tecnica tramandata da generazioni. Il momento clou della visita è però il pranzo nel ristorante di Yai Kruang, un’arzilla nonnina che ha cucinato per noi la specialità della casa, il khao poeb, una deliziosa crêpe di farina di riso ripiena di ortaggi, servita con brodo, uova e carne di maiale.
Chiang Mai e il Triangolo d’Oro. Sono i templi la prima cosa che ci colpisce quando arriviamo a Chiang Mai, il centro spirituale della Thailandia fin dalla sua fondazione nel XIII secolo. Se ne contano oltre 300, ma i più antichi sono concentrati nel centro storico, dove durante una passeggiata tra i vecchi edifici in stile Lanna tipico del Nord, visitiamo il Wat Chedi Luang, il Tempio della Grande Pagoda, che per secoli fu il più alto e imponente edificio della città e per un certo periodo ospitò il veneratissimo Buddha di Smeraldo.
[8]Il tempio più importante si trova però fuori città, in cima al monte Doi Suthep. Saliamo gli oltre 300 gradini della monumentale scalinata cerimoniale per ritrovarci in un luogo di grande misticismo, tra canti e preghiere di monaci e fedeli ai piedi dell’enorme, sfavillante chedi dorato.
Templi a parte, la maggiore attrazione turistica di Chiang Mai resta comunque il Night Bazaar, nato dalla ricca tradizione artigianale delle tribù delle colline e dei villaggi circostanti, da tempo immemorabile specializzati nella produzione di oggetti in legno, argento, lacca, ceramiche, tessuti.
Visitiamo Bo Sang, il quartiere dei produttori dei graziosi ombrellini in carta di gelso, probabilmente il più famoso, e poi al Wat Suphan, il Tempio d’Argento, ammiriamo la maestria dei monaci che perpetuano l’attività di battitura del prezioso metallo. Infine sostiamo in un villaggio Lahu, una delle numerose etnie provenienti da Laos e Birmania che popolano le montagne del nord della Thailandia mantenendo la propria identità, usi e costumi.
[9]A Chiang Rai, dopo la tappa d’obbligo al Wat Rong Khun, il Tempio Bianco opera di uno stravagante artista locale, diventato negli ultimi tempi uno dei luoghi più instagrammati della Thailandia, raggiungiamo quella che è una vera e propria chicca dell’ospitalità thai.
Aperta da qualche mese, la farm stay è un’autentica fattoria immersa tra le risaie e la giungla, dove si è ospiti di una giovane coppia di agricoltori, Baem e Yoo, con cui, se si vuole, si condividono i vari momenti della giornata, dalla spesa al mercato alla cura degli animali domestici, dall’incontro con la comunità locale alla preparazione dei pasti a base di ricette tradizionali. Come il khao soi, una gustosa zuppa di pollo al curry e latte di cocco che ci viene servita per pranzo.
[10]«Questo tipo di ospitalità ci consente di avere un reale contatto con la famiglia ospitante e con la comunità locale, – ci dice Renato Sechi, che segue il progetto per conto di Easy Smile – Tutto il villaggio viene coinvolto nelle attività agricole e nell’accoglienza, ma con il minimo impatto, anzi cercando di amalgamarci al territorio, di farne parte, e questo è un tipo di esperienza che viene sempre più richiesta».
Alternativa al classico hotel, la farm stay è la base ideale per esplorare i dintorni di Chiang Rai o, come abbiamo fatto noi, raggiungere il leggendario Triangolo d’Oro, il punto dove convergono i confini di Thailandia, Myanmar e Laos, da sempre luogo di scambi e commerci sulle rive del Mekong, la Madre delle Acque.[11]
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