by Roberta Rianna | 28 Ottobre 2019 7:00
Conobbi Paola Barbetti un giorno nelle Marche e fu subito amore. Ci scegliemmo come compagne di quel viaggio al di là di ogni ragionevole previsione. Una donna così sofisticata, tanto colta, giornalista navigata accoglieva i miei racconti, affidandomi i suoi. Dal basso dei miei minuscoli trent’anni, ne fui davvero lusingata, tanto da interrogarmi sulle ragioni.
Così compresi che, se è vero che la raffinatezza spesso si associa all’alterigia, nel caso di Paola accadeva l’esatto opposto: in lei eleganza e umiltà convivevano alla perfezione, come quella collana di perle e follia intrecciata intorno al suo collo.
Follia che nel mondo-Paola equivaleva a dire emancipazione dagli schemi, libertà estrema, profondità di vedute, fame fame fame di vita. Come quella volta ad Ancona che la vedemmo spuntare in piazza a notte fonda: “Non avevo sonno, ho pensato di fare una passeggiata”. Tutta sola, sorridente, in una città semi addormentata.
Perché Paola appariva pacata, misurata, ma non lo era affatto. Paola era vento. Un vento di scirocco: caldo, accogliente, ma sempre e definitivamente in movimento.
Oggi Paola Barbetti, giornalista dell’Ansa, marchigiana meravigliosa, non c’è più e lascia nel nostro piccolo mondo un vuoto enorme. L’Agenzia di Viaggi Magazine si stringe intorno al marito, alla figlia, ai familiari tutti, ai colleghi, agli amici più intimi, nel più forte degli abbracci.
In qualche luogo la rincontreremo, ne siamo certi.
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