Si consolida ulteriormente la collaborazione tra Enit e Isnart, protagoniste in Bit dell’ultimo studio sulle imprese ricettive italiane.
Il lavoro, commissionato a Isnart da Enit-Unioncamere, sancisce la definitiva ripresa del settore turistico nel 2023, con quote di venduto per il ricettivo superiori al 2019.
Arriva anche un’anticipazione sulla Pasqua 2024: il 40% delle camere disponibili in Italia è già stato prenotato.
Dallo studio sullo scorso anno emerge che nel 2023 si siano registrate in Italia 851 milioni di presenze (in strutture ricettive e abitazioni private) che hanno generato un impatto economico sui territori di oltre 84 miliardi di euro. Rispetto al 2022, si registra un aumento del +2,7% di flussi che però ancora non eguaglia i risultati del 2019, anno record del settore.
Si registra un andamento positivo della domanda internazionale (+10% sul 2019 e +7% sul 2022). Gli stranieri spendono in media sui territori 68 euro al giorno a persona, più degli italiani, che si attestano intorno ai 62 euro, facendo registrare un saldo positivo di quasi il 3% (2,9) nei consumi turistici complessivi, rispetto al dato 2022. In crescita, oltre le spese per l’alloggio (+33%), anche quelle per il settore dell’abbigliamento e del manifatturiero (+13%).
Le imprese ricettive italiane hanno chiuso l’anno con una quota di occupazione camere media del 51% (+3,8% rispetto al 2019, anno di picco del turismo italiano). Il clima autunnale favorevole ha generato un effetto di allungamento della stagione turistica, nonostante l’aumento dei costi. Infatti, 7 imprese su 10 dichiarano di aver chiuso l’anno con utili di bilancio.
La ricchezza del patrimonio culturale resta il driver principale di scelta per il turista che visita l’Italia (24%), seguita dalle bellezze naturali (20%).
Cresce ancora la motivazione legata agli eventi sul territorio (culturali, religiosi, sportivi ecc.), “attrattori” di oltre il 6,5% dei turisti (55 milioni di presenze tra italiani e stranieri), cluster caratterizzato da una propensione agli acquisti superiore alla media (93 euro le spese effettuate sul territorio, escluso viaggio e alloggio a fronte di una media di 65 euro, per consumi stimati pari a 7,8 miliardi di euro (9,3% del totale).
Come ha messo in evidenza Paolo Bulleri, dirigente Area per la valorizzazione degli ecosistemi turistici e culturali di Isnart, «c’è stato un +33% di turisti Millenial in Italia rispetto al 2022, parliamo della generazione tra i 28 e i 44 anni. sono il 41,1% del totale: diplomati e laureati, occupati e con uno status economico medio alto, con una buona propensione alla spesa alla ricerca di esperienze di qualità, conoscendo e “degustando” i territori nelle diverse eccellenze».
A corredo dello studio, il commento del presidente e ceo Enit Ivana Jelinic: «Cresce la consapevolezza dell’importanza di un’offerta maggiormente orientata alla sostenibilità ambientale e ai servizi green, elementi divenuti oramai fondamentali driver di marketing e di posizionamento sul mercato, in particolare rispetto alla domanda straniera altospendente. Best performance con aziende che mostrano una maggiore attenzione alla formazione del personale, considerata leva fondamentale di qualificazione della propria offerta dal 68% degli stakeholder, tanto che il 20% degli operatori dichiara di averne migliorato le condizioni contrattuali».
Infine, Loretta Credaro, presidente Isnart: «L’anno 2023 recupera in termini di valore i risultati del 2019, anno record del turismo italiano. Abbiamo ancora da lavorare sui flussi, tuttavia il 2024 si preannuncia un anno molto positivo, visto che, a gennaio, risultano già vendute il 40% delle camere per i mesi di marzo e aprile. La filiera del turismo italiano dimostra ancora una volta la propria resilienza, reagendo all’impatto della spirale inflattiva, grazie al consolidarsi delle presenze straniere e al progressivo, maggior posizionamento verso una fascia alta di mercato».