Pellegrini morti a La Mecca: bloccati e denunciati 16 t.o. egiziani

Pellegrini morti a La Mecca: bloccati e denunciati 16 t.o. egiziani
24 Giugno 13:39 2024 Stampa questo articolo

È salito a 1.300 il numero dei morti, di cui 672 egiziani, registrato durante il tradizionale e ormai tragico pellegrinaggio verso i luoghi santi a La Mecca. Per questo, sabato scorso, il governo egiziano con il primo ministro Mostafa Madbouly ha ordinato il ritiro delle licenze a 16 operatori turistici locali e ha deferito i loro dirigenti alla Procura della Repubblica per aver facilitato illegalmente i viaggi dei pellegrini.

A uccidere il gran numero di pellegrini egiziani, quindi, non sarebbero state solo le temperature roventi, oltre 50 gradi, registrate durante i 5 giorni dell’Hajj sui loghi del cammino e di preghiera, ma anche il lavoro illegale di diverse compagnie turistiche del Paese, che avevano, senza permesso e senza assistenza, organizzato il viaggio di molti pellegrini.

Il pellegrinaggio a La Mecca, che almeno una volta nella vita ogni fedele deve fare, ogni anno richiama in Arabia Saudita più di un milione e mezzo di persone, per questo il Paese ha posto dei limiti e concede uno speciale permesso per svolgere il pellegrinaggio a un numero limitato di persone ogni anno. I permessi vengono divisi tra i Paesi con un sistema di quote e distribuiti tramite una lotteria, ma sono piuttosto costosi. Chi li ottiene normalmente entra poi in un circuito che garantisce una serie di servizi in loco, come il pernottamento in tende dotate di aria condizionata, i trasferimenti tra i principali luoghi sacri dell’Islam in autobus e cure sanitarie negli ospedali ove occorrano.

Il problema è che ottenere quei permessi può rivelarsi un processo complicato, oltre che costoso, per famiglie con pochi mezzi e così molti, specialmente dall’Egitto, decidono di mettersi in viaggio con un semplice visto turistico che non offre nulla, oppure ci si affida ad “agenti di viaggi” che, oltre a chiedere delle somme ingenti per il visto, che non sarebbe ufficiale perché non personale, promettono servizi di assistenza inesistenti  lasciando i pellegrini, spesso anziani, in situazioni, come quest’anno, fisicamente estreme.

Il governo egiziano, di fronte a 672 morti (ma le stime sono ancora ufficiose) ha quindi cominciato a identificare i tour operator a cui si erano affidati i poveri pellegrini, ha ordinato la revoca delle loro licenze e l’apertura delle indagini verso i titolari delle aziende, ha anche imposto il pagamento di un risarcimento alle famiglie delle persone decedute partite tramite loro.

Anche il presidente tunisino, Kais Saied, ha licenziato il ministro degli Affari religiosi, Ibrahim Chaibi, per i morti durante il pellegrinaggio.

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Carla Villani
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