by Andrea Lovelock | 25 Gennaio 2024 12:50
Già spesi 7,5 miliardi di euro dei 25 miliardi che il Pnrr ha destinato alla rete ferroviaria italiana. È l’amministratore delegato di Fs, Luigi Ferraris, a confermarlo in un’intervista televisiva su Sky: «Siamo in linea con l’avanzamento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ed entro giugno 2026 investiremo gli ulteriori 18 miliardi come fissato nel nostro crono-programma».
Ferraris ha poi puntualizzato che si tratta di un piano di modernizzazione del sistema dei trasporti in Italia, in chiave sostenibile e intermodale: «Per migliorare le infrastrutture ferroviarie del Paese abbiamo un piano di investimenti da 200 miliardi di euro in dieci anni e il 40% di queste risorse, 80 miliardi di euro, sono dedicati al Mezzogiorno per ridurre il gap tra nord e sud Italia e collegare meglio quest’ultimo al resto d’Europa».
Di particolare interesse poi l’esplicito riferimento di Ferraris a un possibile intervento del “risparmio privato“: «Per continuare a investire al meglio nella modernizzazione delle infrastrutture è importante trovare delle formule per sostenere il profilo di investimenti in corso, magari coinvolgendo il risparmio privato, con emissioni obbligazionarie in un quadro di regolamentazione rivisto».
Tra le priorità messe in evidenza da Ferraris c’è il collegamento tra Napoli e Bari. «Un tratto ferroviario che sta procedendo speditamente e vedrà un aumento della capacità di trasporto e della velocità. Si viaggerà da Bari a Napoli in 2 ore, mentre oggi ci si impiega quasi il doppio. Per Bari-Roma, quindi, serviranno tre ore». Altri esempi di opera strategica in corso di svolgimento, menzionati da Ferraris, il terzo valico di Genova e il raddoppio della Tortona Voghera, che non è nel Pnrr: consentiranno di avere un collegamento Genova-Milano in meno di un’ora. «Il che vuol dire – ha sottolineato nell’intervista Ferraris – che avremo le città del triangolo industriale Genova, Milano e Torino collegate tra loro nel giro di un’ora».
Strategico e vitale, infine, soprattutto in questo turbolento periodo, è l’impegno del Gruppo Fs nel trasporto merci, dove punta a raddoppiare la quota via treno, ferma attualmente all’11%. Il tutto in un contesto economico e geopolitico complesso, come dimostrano le tensioni che coinvolgono le navi mercantili occidentali in Medioriente: «Nell’ultima settimana il canale di Suez, che collega il Mar Rosso al Mediterraneo, ha visto un crollo dei passaggi delle navi e i loro container del 35-40%: è evidente che lo scenario attuale sta penalizzando l’intero bacino del Mediterraneo con ripercussioni sui nostri porti. La situazione però non deve fermare i nostri piani. L’Italia ha bisogno di 300-400 miliardi di euro nei prossimi 20 anni da impiegare anche e soprattutto nello sviluppo dei porti e dei terminali multimodali per continuare a fare dell’Italia un hub logistico del Mediterraneo».
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