by Redazione | 15 Novembre 2021 13:15
I fondi stanziati? Non bastano. Lo ha ribadito Confindustria Alberghi in audizione alla Commissione Bilancio della Camera, nell’ambito dell’esame del dl 152/2021[1], recante “Disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”.
“Il decreto Pnrr Turismo dimostra l’attenzione del governo[2] e del ministro Massimo Garavaglia a sostenere le imprese e lo sviluppo del settore. Obiettivi ben centrati, misure ampie e articolate indispensabili per supportare competitività e crescita del settore alberghiero italiano», si legge in una nota in cui si ricorda come “gli alberghi, oltre alla già drammatica situazione del 2020, abbiano perso totalmente la produzione dei primi 5 mesi del 2021”.
“Fondamentale per il rilancio del settore – afferma l’associazione – l’obiettivo di stimolare gli investimenti destinati ad attività di ristrutturazione e riqualificazione”. Per questo si richiede un potenziamento delle misure.
Il budget per il credito d’imposta per le ristrutturazioni è reputato “insufficiente, considerata anche l’ampiezza della platea dei beneficiari. Il rischio è che si realizzi è che, in una sorta di click day, i fondi si esaurirono in pochi secondi.
“In merito agli interventi agevolabili – prosegue Confindustria Alberghi – sarebbe inoltre auspicabile poter considerare alcuni aspetti particolarmente rilevanti per il settore quali l’inserimento dell’acquisto di mobili e componenti d’arredo, come previsto nel vecchio tax credit”.
Anche sulla fruizione del credito fiscale “sarebbero necessari interventi di semplificazione e velocizzazione, puntando alla possibilità di un recupero immediato delle risorse considerate le difficoltà delle aziende in termini di liquidità”.
Per lo stesso motivo, l’anticipazione prevista per il contributo a fondo perduto, “potrebbe essere alzata dall’attuale 30% ad almeno il 50%, tanto più che la concessione è assistita da garanzie”.
Passaggio fondamentale è quello relativo agli aiuti di Stato: “Il temporary framework – ricorda l’associazione – esaurirà i suoi effetti a fine giugno 2022. Al termine di questo periodo si tornerà al regime del de minimis che prevede un massimo di 200mila euro in 3 anni”.
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