Post Baveno, Ezhaya: «Turismo centrale, ma non basta»
Pugno di ferro in guanto di velluto. Baveno è già lontana, ma Pier Ezhaya, presidente di Astoi Confindustria Viaggi, torna idealmente sulle acque increspate del lago Maggiore con alcuni concetti espressi al cospetto del governo, Daniela Santanchè in testa, schierato in parata al Forum Internazionale del Turismo convocato dal ministero del Turismo. Il profilo Linkedin dell’associazione dei t.o. riprende le parole del suo capofila, che nell’occasione ha shakerato diplomazia e decisione, (ri)lanciando l’appello a nome di tutto il turismo organizzato: «Aiutateci a studiare il mercato del futuro, l’evoluzione dei costumi, della tecnologia e il cambiamento dei comportamenti d’acquisto che interesserà le nuove generazioni».
L’orizzonte del turismo, insomma, va definito e messo a sistema. E forse l’agenda andava subito aggiornata al Forum, che del turismo era l’alveo naturale: altrimenti dove? Il messaggio è rimbalzato nel parterre de roi: «Vedere una presenza così fitta di ministri, cariche istituzionali e rilevanti figure imprenditoriali – le parole di Ezhaya – è stato un messaggio chiaro di come il turismo sia tornato centrale per questo governo e ne siamo compiaciuti. Si è però parlato poco di come, concretamente, far diventare questo settore un’industria vera e propria. Forse una maggior rappresentazione di quali siano gli strumenti pratici e le risorse finanziarie per realizzare il Piano Strategico presentato un anno fa avrebbe aiutato».
Poi l’affondo, per ribadire che non sempre repetita iuvant: «Credo sia quasi ridondante continuare a ricordare quanto il nostro sia un Paese bellissimo e, per certi versi, unico. Lo sanno tutti e meglio ancora lo sanno gli addetti ai lavori che hanno partecipato all’evento. La vera sfida è come coniugare tutte queste eccellenze in un piano organico, fatto di standard, di innovazione e di cultura estesa dell’ospitalità».
La fantasia made in Italy resta un patrimonio straordinario, ma guai ad abusarne, il monito del presidente di Astoi: «Il nostro è un Paese pieno di talento, ma il talento deve necessariamente essere inserito in un piano industriale altrimenti diventa estro casuale. Non è solo il mio pensiero, ma quello che ho sentito nel Forum; oggi non abbiamo una catena alberghiera in grado di competere sullo scacchiere internazionale, anzi ci siamo dichiarati entusiasti che le catene alberghiere più importanti del mondo stiano investendo nel nostro Paese, quasi abdicando al sogno di averne una nostra. Eppure, abbiamo più di un milione di camere divise in 33mila strutture alberghiere».
Al cahier de doléance va aggiunta la telenovela Ita-Lufthansa, nell’attesa fatidica della notifica all’Ue: «Entro fine novembre», aveva assicurato la Meloni. Un capitolo logorante, ha ricordato Ezhaya: «La nostra compagnia di bandiera sta per cambiare maglia e verrà ceduta a un player tedesco lasciando molte incognite nel trasporto domestico, già di fatto consegnato supinamente alle low cost. Conciliare le esperienze che si possono fare nel nostro Paese con l’offerta alberghiera, aerea, marittima e ferroviaria è determinante per guardare al futuro con più ottimismo. Si è detto che non dobbiamo guardare agli altri Paesi pensando che siano meglio di noi: io invece penso che non ci sia nulla di male a importare alcune best practice che hanno dato risultati eclatanti in altri Paesi e che forse, insieme al giusto orgoglio nazionale per ciò che abbiamo, non guasterebbe un po’ di umiltà per capire dove migliorarci».
“Orgoglio e pregiudizio” non è la ricetta giusta, insomma. Mettere il naso fuori dai confini, invece, può risultare utile per dare più appeal al sistema turismo. Baveno o meno.
Giornalista professionista, innamorato del suo lavoro, appassionato di Storia, Lettura, Cinema, Sport, Turismo e Viaggi. Inviato ai Giochi di Atene 2004
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