Racket delle recensioni, business milionario: inchiesta Gambero Rosso
Un montepremi che vale milioni di euro. A tanto ammonta il business sulle false recensioni – alle quali ha dichiarato guerra il ministro del Turismo, Daniela Santanchè – svelato da un’inchiesta del Gambero Rosso, che ha portato alla luce un’indagine della polizia di Roma relativa a ricatti e minacce ai danni dei ristoratori. Una storia che coinvolge pseudo-influencer che sfruttano la loro “popolarità” per cene e soggiorni gratuiti, ma anche gang senza scrupoli, che mettono nel mirino il mondo della ristorazione, vendendo dietro ricatto follower e visibilità sui social ristorazione. E a farne le spese, come al solito, è sempre il consumatore finale.
In sostanza i proprietari di locali sono costretti a pagare per avere delle recensioni favorevoli sulle piattaforme digitali più utilizzati dai clienti, come Google e Tripadvisor. Altrimenti vengono sepolti da una pioggia di commenti fake e negativi. Il mensile del gruppo enogastronomico più seguito in Italia racconta, ad esempio, la storia di un ristoratore, che ha sporto denuncia alle forze dell’ordine per le minacce ricevute dopo aver rifiutato la proposta proveniente da un numero del Bangladesh. Il titolare dichiarava di essere un promotore professionale di recensioni Google: il costo? 100 recensioni positive al modico prezzo di 400 euro.
Altro aspetto messo in luca dal Gambero Rosso è quello dei food blogger, piccoli operatori dei social che taglieggiano gli esercenti con ricatti “in natura”: «Pagaci il pranzo e ti faremo pubblicità sui nostri canali. Altrimenti sparirai nell’oblio». Un business che vale milioni di euro e che sta dopando il mercato della ristorazione e il mondo del food, screditando il ruolo della critica enogastronomica con recensioni identiche e senza competenza.
E alla fine, sottolinea il direttore Marco Mensurati nel suo editoriale, «a subire i danni maggiori non sono nemmeno i ristoratori ricattati, quanto i consumatori che si ritrovano parte inconsapevole dei raggiri e a loro volta raggirati, finendo in locali privi di ogni valore».