by Andrea Lovelock | 11 Maggio 2021 9:56
Il turismo italiano prima e dopo la pandemia, effetti dello tsunami Covid e primi “semi” di ripartenza. Sono i passaggi salienti del 24° Rapporto sul Turismo Italiano, a cura dell’Istituto di ricerca su innovazione e servizi per lo sviluppo (Iriss) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), presentato alla Bit Digital Edition.
Il volume si articola in cinque parti focalizzate sui seguenti ambiti: Statistiche ed economia, Imprese e servizi, Competitività delle destinazioni, Turismi e mercati e Politiche pubbliche per il turismo.
I temi della edizione 2021 sono prevalentemente legati, inevitabilmente, agli effetti dell’emergenza sanitaria e cercano di evidenziare i cambiamenti strutturali intervenuto nel settore, con particolare riferimento al ruolo dell’intelligenza turistica nel promuovere le destinazioni e i processi di governance. Particolare attenzione è dedicata alle performance dei singoli segmenti del mercato turistico e delle località turistiche, anche alla luce della nuova classificazione messa a punto dall’Istat.
In particolare, il Rapporto evidenzia come il turismo in Italia sia, di fatto, la prima attività produttiva non strumentale del Paese, circa tre volte più grande di quanto appare, potente ma fragile. Due elementi, questi, che la pandemia ha portato allo scoperto.
E in effetti il Covid ha prodotto sul travel ricadute inimmaginabili: secondo l’Unwto, gli arrivi internazionali dei clienti sono diminuiti del 73,1% nel 2020 rispetto all’anno prima, quando erano aumentati del 3,8%.
In Italia, secondo i dati definitivi delle regioni, ancora non validati dall’Istat, gli arrivi sono calati del -56,7% (da 1341,382 milioni a 56,857 milioni) e le presenze del -51,5% (da 436,845 milioni a 211,847). Ovviamente sono diminuiti di più gli ingressi (-74,7%) e i pernottamenti (-70,1%) degli stranieri, mentre gli italiani si sono attestati rispettivamente al -55,15 di arrivi e -36,15 di presenze.
La ripresa del periodo estivo ha determinato finora il contenimento delle perdite. La voglia di normalità sarà il primo effetto della ripresa del movimento dei vacanzieri verso destinazioni conosciute, possibilmente non troppo lontane da casa e, ovviamente, Covid free. In un secondo momento, con l’espandersi dei vaccini[1] anche negli altri Paesi, si perverrà al superamento di questa fase e tornerà l’incoming long haul, cosi come il lungo raggio outgoing. I mercati più rilevanti da coltivare in tal senso sono rappresentati da Stati Uniti e Nordamerica, verso cui l’Italia ha, da sempre, un grande appeal.
Per gli estensori del Rapporto, comunque, bisogna prendere atto che per lo sviluppo dei flussi turistici, la situazione pandemica in Italia deve essere sempre vista in parallelo con quella dei Paesi di origine, pertanto la ripresa non potrà che avvenire a macchia di leopardo.
In tale conteso si avverte la sensazione che, pur con i limiti evidenziati, il turismo sia in fase di rilancio, spinto dalla componente domestica, ma anche da quella transazionale di prossimità. Di particolare interesse il capitolo di Antonio Coviello sul turismo di lusso, destinato a segnare la roadmap della ripartenza per i suoi indubbi benefici nella bilancia di pagamenti turistica.
Alla redazione del volume hanno partecipato i maggiori esperti del settore coordinati da Alfonso Morvillo, dirigente di ricerca del Cnr-Iriss, che ha preso in carico la realizzazione del Rapporto da oltre un decennio, e da Emilio Becheri che lo ha lanciato con grande spirito innovativo nel lontano 1984.
Alla presentazione sono intervenuti Mara Manente (Ciset), Fabrizio Arosio (Istat), Giulio Maggiore (Unitelma Sapienza) Alessandra Marasco (Cnr-Iriss), Flavia Maria Coccia (Isnart), Pio Grollo (studioTrend), Oriana Cuccu (Nuvap). Per il primo anno è stata scelta la casa editrice in house Cnr Edizioni.
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