Razionamento dell’energia,
il turismo teme di “spegnersi”

Razionamento dell’energia,<br> il turismo teme di “spegnersi”
24 Agosto 11:26 2022 Stampa questo articolo

Razionamento di luce e gas anche in Italia. Con l’ipotesi estrema di un “coprifuoco energetico” che potrebbe portare alla chiusura alle 19 dei negozi e alle 23 di tutti i locali, oltre alla riduzione del 40% dell’illuminazione pubblica e ai tetti al riscaldamento nelle case. È il “piano di sobrietà”, ovvero lo scenario peggiore che circola in queste ore come rumors tra media e tribune politiche.

Una prospettiva che preoccupa l’industria turistica, tanto da portare qualcuno come il sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, a prendere già una posizione netta: «Invito i decisori e le stesse associazioni delle imprese a livello nazionale a considerare il turismo – il settore economico e industriale più penalizzato durante gli anni del Covid – tra i comparti da tutelare anche in presenza di una situazione di eccezionale serietà. Pensare a un coprifuoco per bar, ristoranti, pubblici esercizi, non solo sarebbe una misura che andrebbe a penalizzare operatori e migliaia di persone occupate, ma che ancora una volta sarebbe il segno della malcerta considerazione del turismo e del loisir come comparto industriale tra i più importanti e trainanti del Paese».

Dal meeting di Rimini, in corso in queste ore, il primo a rilanciare l’allarme è stato il braccio destro di Mario Draghi, il sottosegretario a Palazzo Chigi, Roberto Garofoli: «I recenti aumenti dei prezzi delle fonti energetiche determinano ulteriore preoccupazione. Il governo continuerà nelle prossime settimane a monitorare questa situazione e a muoversi sul solco tracciato dal Capo dello Stato al momento dello scioglimento delle Camere», ha dichiarato, lasciando presagire il possibile varo di nuovi provvedimenti per contrastare gli effetti dell’aumento dei prezzi.

Profezie drammatiche sono arrivate, intanto, da Confesercenti. «In autunno si rischia il collasso. Il caro bollette sta diventando una variabile incontrollabile, nonostante gli interventi di sostegno fin qui adottati dal governo, che scadranno fra settembre e ottobre», ha dichiarato la presidente Patrizia De Luise. Il rischio è che il 10% delle imprese esca dal mercato, con circa 90mila attività costrette a chiudere, per un totale di 250mila posti di lavoro persi.

Da qui la richiesta, reiterata anche da Fipe Confcommercio, di estendere alle piccole imprese il credito d’imposta per l’energia elettrica e di raddoppiare (da 15% a 30% e da 25% a 50% per il gas) e prorogare gli interventi almeno fino al 31 dicembre 2022, con l’auspicio di un superbonus al 110% per gli investimenti di chi può rendersi autonomo attraverso la produzione di energia pulita. E la speranza di poter rateizzare le bollette “monstre”.

Sul tema si è pronunciata nelle scorse ore anche Federturismo Confindustria, che attraverso la sua presidente Marina Lalli ha lanciato un appello urgente a tutti i partiti affinché il tema dei costi energetici sia messo in cima all’agenda elettorale come problema da risolvere con urgenza nella nuova legislatura.

Di fatto, “il salasso del gas è la nuova pandemia”, come titola il Quotidiano Nazionale la sua intervista al presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. «Due emergenze così ravvicinate rischiano di sommarsi con effetti pesantissimi per la nostra economia. La crescita inarrestabile dei costi energetici pesa come un macigno sui bilanci delle imprese del terziario. Imprese che spesso lavorano con margini estremamente ridotti, mettendo a serio rischio la prosecuzione delle loro attività. E purtroppo le prospettive per i prossimi mesi sono critiche in considerazione del protrarsi della guerra in Ucraina e delle minacce di ulteriori restrizioni nelle forniture di gas dalla Russia», afferma senza giri di parole il numero uno degli industriali.

Per lui, del resto, «nonostante il buon andamento della stagione estiva, frutto sia di un’imprenditorialità vivace e tenace, sia degli interventi del governo a sostegno di famiglie e imprese, non possiamo lasciarci andare a facili ottimismi sulla tenuta complessiva della spesa delle famiglie. I conti delle imprese si fanno su un anno intero, non su qualche buon weekend».

Da qui la possibilità concreta che, a fine 2022, sui consuntivi dei consumi pesi ancora un drammatico e «profondo rosso».

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