by Fabrizio Condò | 4 Giugno 2024 7:00
Alla tavola di Pierluigi Di Palma mister Michael O’Leary è un convitato di pietra scomodo[1]. Il boss di Ryanair ha spesso riservato “carezze affettuose” al presidente di Enac, che sorride quando gli chiediamo chi sia a mettersi di traverso, dietro le quinte, nell’affaire Ita-Lufthansa[2]. Niente nomi, ma l’identikit ha sembianze irlandesi: «Il mercato italiano è fortemente appetibile, quindi c’è il timore che un’alleanza di questo tipo metta fuori gioco altri competitor, che sulla nostra piazza fanno il bello e il cattivo tempo».
Pensi a O’Leary e dici compagnie low cost, ormai più di nome che di fatto: l’argine al caro voli è crollato[3]. «Il caro voli è un elemento legato anche alla capacità di riempimento, il load factor, che ormai arriva quasi al 100%. Noi eravamo abituati ad arrivare intorno all’80-85%, invece ora superiamo anche il traffico pre Covid, pur con una minor offerta di collegamenti. È evidente che gli strumenti algoritmici determinano, in particolare per gli ultimi posti, un’impennata fuori misura e su questo bisogna intervenire».
«Facile dirlo, ma se possibile bisogna prenotare prima, per trovare un’offerta più calmierata del prezzo del biglietto – afferma Di Palma – Dal punto di vista istituzionale va portato avanti un discorso che abbiamo aperto con il Parlamento europeo: revisionare il regolamento n° 1008/2008, che è nell’agenda della Commissione. Il governo sta facendo il suo[4] e nell’ambito di una dialettica con l’Europa stessa sta dando priorità a questo tema, rivendicando quanto è scritto nel trattato, che offre maggiori garanzie per i collegamenti da e per le isole[5] e le zone periferiche dell’Europa».
Sempre secondo il numero uno di Enac, «il trasporto aereo dev’essere il volano dell’economia italiana, perché a differenza di altri settori della mobilità aggiunge grande ricchezza al Paese. Basti pensare ai voli intercontinentali e ricordare che aumentando l’offerta si riesce anche ad avere una domanda maggiore. In passato la visione era diversa, cioè riempire gli aerei, una strategia legata quindi a una diminuzione dell’offerta rispetto alla domanda. Aver portato invece questo tipo di ragionamento all’interno di un settore in grado di fare sistema, ne fa una punta di diamante dell’economia».
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