Ripartenza a ostacoli:
la verità, vi prego, sulle agenzie
Per la rete agenziale l’emergenza non è affatto finita e occorrono misure tailor made per imprese in prevalenza medio-piccole che stanno continuando a soffrire. È questo il messaggio forte lanciato nel corso del consiglio direttivo di Fiavet Emilia Romagna svoltosi durante la fiera di Rimini e aperto (per la prima volta) a tutti gli operatori del settore per mantenere alta l’attenzione del governo e delle amministrazioni locali.
«Abbiamo oggi – ha sottolineato il presidente di Fiavet Emilia Romagna, Massimo Caravita – due date simbolo, il 23 febbraio 2020, inizio dell’emergenza sanitaria Covid e il 15 ottobre 2021, con l’introduzione su larga scala del green pass. Ebbene, a conti fatti, sono praticamente 20 mesi di stop per le agenzie di viaggi, con fatturati in molti casi azzerati e in qualche caso fortunato dimezzati, il che significa per tutti una crescente insostenibilità a gestire le aziende. Abbiamo celebrato i corridoi turistici, ma noi operatori abbiamo bisogno del mondo. Il governo deve rendersi conto che molti segmenti della nostra filiera, dall’incoming al congressuale, sono praticamente fermi da quasi due anni».
Le ricerche di Confcommercio e altre realtà, sintetizzate nel corso del consiglio direttivo, hanno ormai sentenziato che a fine anno almeno il 20% delle imprese chiuderà e per tutte le altre sarà indispensabile poter contare sugli ammortizzatori sociali.
Inoltre, considerando che il costo del lavoro è una delle voci che maggiormente incide sulle medio-piccole imprese turistiche, gran parte delle adv sta pensando seriamente a ridurre, per l’intero prossimo anno, l’orario di lavoro da 8 a 6 ore per cercare di non licenziare personale. E questo perché la fuoriuscita dal mondo delle agenzie di viaggi di migliaia di addetti significa l’impoverimento professionale di un intero settore, la perdita di esperienze operative preziosissime, oltreché un dramma sociale.
E allora cos’altro fare? Per Andrea Babbi, personaggio di spicco con una recente esperienza ai vertici Enit ed ora in prima linea con le sue agenzie di viaggi: «Occorre indurre il governo a focalizzarsi sulle differenze esistenti tra le imprenditorialità della filiera turistica: ristoranti e alberghi, che di fatto sono ripartiti già dalla scorsa stagione 2020, hanno determinate esigenze, mentre le agenzie di viaggi, praticamente ferme per due stagioni, hanno ben altre priorità per la loro sopravvivenza. Consideriamo anche un aspetto spesso ignorato che è quello della tenuta psicologica dei dipendenti delle agenzie di viaggi che oggi è a livelli preoccupanti come il sentiment dei loro datori di lavoro, ovvero degli imprenditori».
Secondo Babbi, quindi, per far fronte a quella che è una crisi strutturale «occorre pensare alla proroga della cassa integrazione per almeno 6 mesi, a un rinnovamento dell’occupazione agenziale adottando una misura ad hoc come una sorta di scivolo a quota 90 per consentire l’immissione di risorse giovani e formate in grado di presidiare il mercato in continua evoluzione. Sono certo che di fronte a sostegni concreti e duraturi gli adv-imprenditori sarebbero disposti a investire per non perdere competenze, ma ci vuole ben altra elasticità mentale da parte dei governanti».
Sulle diverse peculiarità della filiera turistica e quindi sulle differenti necessità si è soffermato anche l’agente di viaggi, Fabio Fabbri (Vivara Viaggi): «Ci sono singole categorie che stanno letteralmente scomparendo dal panorama turistico, quali ad esempio gli autisti di pullman, una vera rarità per l’immediato futuro e di conseguenza i bus operator potrebbero entrare in crisi profonda per tutto il 2022 e con essi l’intero panorama d’offerta dei viaggi di gruppo. A questi dettagli chi ci pensa? Noi, ovviamente, ci pensiamo ogni giorno, chi ci governa se li è dimenticati. Senza considerare poi che dall’inizio dell’anno ad oggi lo stesso personale d’agenzia ha subìto spesso dolorosi tagli e volontari allontanamenti: nel mio caso siamo passati da 11 a 4 dipendenti, meno della metà».
A far preoccupare è anche la gestione di questo periodo di transizione che precede la vera ripartenza, come ha ammonito Paolo Mazzola, past president di Fiavet Emilia Romagna (oltreché esser stato vice presidente Fiavet Nazionale, ndr) e figura storica tra gli adv.
«Purtroppo noi non possiamo ancora pensare al futuro, ma sarà bene attrezzarsi perché bisogna concepire al meglio i servizi da erogare alla nuova clientela, quella si presenta in agenzia nel post-pandemia, e che probabilmente ha altre priorità, altre esigenze e noi agenti di viaggi dobbiamo ben interpretare questa rivoluzione-evoluzione. Ed oltre a questo è arrivato il momento di mandare input precisi al governo, ma con una unica voce: credo che la pandemia sia l’occasione per federare le associazioni di categoria, perché altrimenti l’esecutivo continuerà ad ascoltare venti voci diverse e non si risolverà nulla».
C’è anche chi, come Daniele Cerioni di Viaggi dello Zodiaco, con una rete di otto agenzie e 42 dipendenti, ha già varato una sua strategia per gestire al meglio il post Covid: «Abbiamo volutamente capillarizzato i nostri punti vendita, con pochi ma preparati e responsabilizzati addetti che presidiano certi bacini di clientela. E l’obiettivo, come credo quello di tante altre medio-piccole agenzie, è di ritornare entro il prossimo anno a un 60-70% del fatturato che avevamo prodotto nel 2019, altrimenti al di sotto di questa soglia, la nostra attività non sarà più sostenibile. C’è infine un problema pratico, non certo marginale, che peserà sulla lieve ripartenza di questo primo periodo post Covid e riguarda la differente situazione vaccinale nei vari Paesi del mondo che ha già fatto scattare un caro-tamponi: procedure che hanno un costo e che incidono sui budget di viaggi e vacanze».
A conti fatti un consiglio direttivo, quello di Fiavet Emilia Romagna, che ha dato voce a diversi operatori che qualche idea chiara di come uscire dal tunnel ce l’hanno, ma la vera sfida è come farla arrivare a Palazzo Chigi.