Rischio default nel turismo, Crif: “Tasso di oltre il 4%”

Rischio default nel turismo, Crif: “Tasso di oltre il 4%”
27 Agosto 14:44 2024 Stampa questo articolo

Detto così fa un po’ effetto: il turismo è uno dei comparti a maggior rischio default in Italia, con un tasso del 4,1%. Il dato, riferito al 2023, è stato diffuso da uno studio del Crif, secondo il quale per la fine del 2024 si prevede un’ulteriore impennata, con un incremento di 1,2/1,3 punti percentuali rispetto all’anno precedente.

“Le prospettive – spiega il Crif – tengono conto di un contesto di instabilità a livello globale, su cui continuano a pesare i conflitti in Ucraina e nel Medio Oriente. I tassi di interesse restano su livelli elevati, anche se in leggera diminuzione”.

Il tasso registrato per il travel – nell’ambito delle società di capitali – è stabile rispetto al periodo precedente, ma tra i più alti in nel nostro Paese: per dire, il tasso medio per le società di capitali italiane è del 2,6%.

L’analisi per microsettori evidenzia un trend eterogeneo, con la ristorazione/bar che registra la maggiore rischiosità di credito, con un tasso di default di circa il 5%. Proprio ristoranti e bar presentano pagamenti puntuali solo nel 17,7% dei casi (contro il 28,7% rilevato su agenzie di viaggi e alberghi) e ritardi superiori ai 30 giorni nel 19,4% dei casi (percentuale più che doppia rispetto a quella osservata su agenzie di viaggi e alberghi).

In generale – come rileva lo Studio pagamenti 2024 di Cribis, società del gruppo Crif specializzata nelle business information – il settore turistico soffre maggiormente rispetto alla media delle imprese italiane per i pagamenti dei propri fornitori. Rispetto al dato medio, infatti, il comparto registra meno pagatori puntuali (20%) e un maggior numero di pagatori con grave ritardo (17,4%). Bisogna comunque tenere presente che il settore è caratterizzato da tematiche di stagionalità che impattano sulle performance.

«Le imprese del settore turistico hanno visto negli ultimi anni un’importante crescita del fatturato, beneficiando dell’aumento dei flussi sia nazionali che esteri – nota Luca D’Amico, ceo di Crif ratings – Nonostante questo, a livello di rischiosità creditizia il settore si colloca su livelli superiori alla media, scontando un contesto di mercato fortemente competitivo e uno scenario macroeconomico incerto e complesso, sia a livello nazionale che globale».

LO SCENARIO GENERALE DELLE IMPRESE DEL TURISMO

Il settore del turismo conta in Italia oltre 400mila imprese, suddivise tra agenzie di viaggi (circa 12.300), ristoranti e bar (321.400) e alberghi (66.600). Il 97% si distribuisce tra ristorazione e ospitalità. Nel 41% dei casi si tratta di ditte individuali, seguite da società di capitali (33%) e persone (25%).

Poco più di un terzo delle imprese turistiche si concentra nel Mezzogiorno e nelle Isole, a conferma del fatto che sono questi i territori che trainano di più il settore. La regione con la più alta presenza è la Lombardia (13,5%), seguita da Lazio (11%) e Campania (10,3%).

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