Benvenuti – anzi, bentornati – nella provincia cinese dello Shaanxi con il suo celeberrimo capoluogo Xi’An. L’esercito di terracotta, che si trova proprio qui, nel mausoleo dell’imperatore Qin Shi Huang, è forse una delle attrazioni che più di tutte ci è mancata negli anni di pandemia in cui la Cina era inaccessibile.
Queste 8mila statue di terracotta raffiguranti guerrieri e cavalli furono scoperte per caso da un contadino nel 1974. E da allora il numero di visitatori è sempre cresciuto.
Negli ultimi 10 anni, sono stati 26 milioni. In buona parte, si tratta di turismo interno. Soprattutto dopo il fermo dovuto al Covid, un po’ in tutta la Cina hanno scoperto le mete vicino casa, così com’è successo anche qui in Europa. Ma con la riapertura, le autorità cinesi puntano ai visitatori stranieri con molta più determinazione di prima, passando da manovre imponenti come la sospensione dei visti. In questa regione, l’esercito di terracotta sembra avere dato la stura a una voglia di rivalsa rispetto alle due capitali della Repubblica popolare cinese, politica ed economica, ovvero Pechino e Shanghai.
Per ben 13 dinastie, la capitale dell’impero è stata Xi’An. È da qui che partiva la celebre Via della Seta che arrivava, poi, a Roma. E l’atmosfera cosmopolita, tipica delle grandi capitali, si respira ancora oggi. Avendo visitato in 10 giorni tre città tanto importanti quanto diverse tra loro, Pechino, Shanghai e Xi’An, ho percepito perfino una sorta di competizione interna al Paese per conquistare visibilità nei confronti degli stranieri.
Xi’An ha da giocare sicuramente una carta importante come l’esercito di terracotta. Un sito il cui fascino si può forse paragonare a quello delle piramidi egizie o dei resti di Pompei. E l’intera regione dello Shaanxi punta su questa attrattiva utilizzando perfino i tipici strumenti di marketing americani, come il merchandising ispirato ai guerrieri. Ci sono perfino i gelati con la forma delle figure più celebri di questo esercito inanimato.
Da visitare, in realtà, c’è molto altro. Come la moschea, e il relativo quartiere islamico, e la Pagoda dell’oca selvatica, dove una buona percentuale di visitatori sono buddisti ai quali è riservato l’ingresso gratuito. Due luoghi che sembrano volere smentire la fama di intolleranza religiosa che viene attribuita al Paese. In ogni caso, almeno in questa città, non è raro incontrare per strada dei monaci buddisti; e nel quartiere intorno alla moschea si trovano molti negozietti gestiti proprio da musulmani.
Tutta quest’area è un enorme mercato popolare, simile ai tipici suk arabi ma anche a quelli diffusi al Sud Italia; e i cinesi musulmani sono comunque una minoranza. La pagoda, invece, si trova in cima alla via più ampia e movimentata della città, Grand Tang Dynasty Ever Bright City. Lunga oltre due chilometri e larga 500 metri, è piena di negozi, locali alla moda e sale da concerto ed è animata da monumenti moderni che richiamano l’iconografia dell’epopea imperiale ma sono realizzati da artisti contemporanei. E mi è anche capitato di assistere a un pezzo di opera tradizionale cinese rappresentata proprio lì, sul marciapiede, da artisti che solitamente si esibiscono nei migliori teatri del Paese.
Questo viale somiglia un po’ alle nostre vie dello struscio, dove i giovani passeggiano come fanno i loro coetanei di tutto il mondo ma con una caratteristica che non si incontra da nessun’altra parte. Moltissime ragazze, oltre a qualche giovanotto, vestono un abito Hanfu. Si tratta di abiti tradizionali risalenti alla dinastia Qing che vengono prodotti oggi da migliaia di aziende e si prendono a noleggio per fare una passeggiata e magari un po’ di shopping. Questa moda, che si è affermata negli ultimi anni ed è in continua crescita, ha dato vita a una vera e propria industria. Non solo la produzione e il noleggio dell’abito ma anche i servizi di maquillage, dato che indossare un abito del genere impone anche di avere un trucco molto impegnativo (simile a quello delle interpreti dell’opera tradizionale) che può essere realizzato solo da professionisti specializzati, in grado di trasformare il volto di un’adolescente nel viso di una bambola di porcellana.
Una spesa, complessivamente, che si può aggirare intorno ai 200 euro. Senza contare che, poi, molti fotografi si sono specializzati nel realizzare dei veri e propri book fotografici: dopo aver investito una cifra del genere per una singola serata, ne vogliono almeno conservare un ricordo concreto. Attrezzati con fotocamere e luci come per fotografare l’ultima collezione di uno stilista di grido, lavorano anche all’aperto, sul marciapiede.
Intanto anche la capitale attuale, Pechino, si impegna molto per mantenere alto il flusso turistico. Anche se, come per tutte le capitali di destinazioni molto attrattive per i turisti, il suo problema potrebbe essere l’eccesso di presenze. La soluzione finisce con l’essere la programmazione degli ingressi. Qualunque visita deve essere prenotata e va effettuata negli orari previsti, con tanto di passaporto da mostrare ogni volta all’ingresso. In ogni caso, è bene valutare anche l’opportunità di visitare angoli della città e dell’area circostante meno affollati e altrettanto interessanti.
Superando le tappe d’obbligo, come la Città proibita o la Grande muraglia (raggiungibile a circa un’ora dalla città), una visita a Pechino può soddisfare qualche interesse sociologico e antropologico. Personalmente ho trovato molto intrigante il parco Shougang dove si sono svolte le Olimpiadi invernali del 2022. Può piacere o meno, ma ospitare i giochi olimpici in una vecchia zona industriale, trasformando fabbriche e altoforni in impianti sportivi e strutture ricettive, è quantomeno un’idea coraggiosa. C’è anche molta Italia in questa operazione che, iniziata con la realizzazione del villaggio olimpico, continua oggi con la riqualificazione degli altri edifici, destinati a ospitare attività congressuali, negozi e perfino parchi giochi tecnologici. Il Politecnico di Torino è stato coinvolto, come unico progettista straniero, a collaborare a questa riconversione proprio per la sua esperienza nel recupero delle aree industriali.
Ma c’è anche uno studio di architettura milanese, Lissoni & Partners, che ha progettato lo Shangri La. Come per tutto il resto del parco, anche in quest’albergo è stata mantenuta l’estetica originale della fabbrica ma valorizzata da elementi che la rendono perfino accogliente. I colori scuri della struttura originale, dove la faceva da padrone il pesante metallo, con il nuovo design riescono perfino a trasmettere una sensazione di calore domestico.
Insomma, quella che fino al 2005 era la più grande acciaieria della Cina è oggi un sito polifunzionale molto moderno dove in certi momenti sembra di essere sul set del mitico Metropolis, di Fritz Lang. Possiamo considerarlo un modo per non cancellare la memoria storica del lavoro e al tempo stesso abbracciare l’evoluzione della tecnologia e degli stili di vita e c’è spazio anche per gli alberghi di lusso. Che, però, non sono da proporre a chi frequenta il Billionaire di Briatore. Per loro, il lusso dev’essere molto lontano dal ricordo della fatica.
La capitale economica, Shanghai, rimane invece fedele alla sua immagine di città tecnologica, cinese ma non troppo, internazionale ma dove nemmeno i tassisti parlano inglese, e comunque sempre sensibile alle mode e alle tendenze artistiche. La pandemia è ormai archiviata ma c’è da vedere se tutti gli stranieri che lavoravano qui sono rientrati o hanno preferito aspettare ancora un po’ in Occidente.
A Itb China, la fiera del turismo che si svolge qui dal 2017 (con due anni di sosta per la pandemia), si vede una presenza crescente di operatori cinesi che si occupano dell’incoming. In ogni caso, il turismo del business in questa città non conosce sosta, al pari di Milano con la quale è gemellata dal 1979. E anche qui il panorama è caratterizzato soprattutto dagli edifici moderni e dalle luci che li illuminano in maniera spettacolare fino a tarda sera. Ma non dopo la mezzanotte: per ridurre i consumi energetici, in alcuni giorni della settimana le luci decorative vengono spente dopo quest’orario. Ma finché sono accese, una crociera sul Huangpu, il celebre fiume che attraversa la città, è tra le esperienze più suggestive che si possano fare. Soprattutto se accompagnati da qualche esibizione musicale e coreografica locale organizzata (su richiesta) dalle stesse compagnie di navigazione.