Quanto sei bella Roma, ma quanto è difficile investire nell’hôtellerie. La città eterna, che accoglie ogni anno oltre 15 milioni di turisti e registra 34 milioni di pernottamenti, mantiene un forte appeal tra gli investitori e operatori del real estate, ma sono sempre in agguato gli ingranaggi burocratici che dilatano i tempi per le autorizzazioni. È la fotografia scattata nel corso del convegno “Investire a Roma” organizzato dall’operatore immobiliare Colliers Italia e Il Sole24Ore, nel corso del quale diversi relatori ed esperti del settore hanno evidenziato le criticità e le potenzialità della Capitale. Se da un lato in questi ultimi due anni sono stati inaugurati oltre dieci alberghi di lusso, di alcuni brand di grande richiamo (da Bulgari a Intercontinental), è altrettanto vero che si sarebbe potuto fare molto di più.
Basti pensare che nei primi sei mesi di quest’anno il volume di investimenti nei vari asset immobiliari a Roma ha superato i 290 milioni di euro, ben inferiori ai 750 milioni di Milano, ma comunque al secondo posto nel ranking nazionale, che proprio in questa prima metà dell’anno presenta complessivamente un forte decremento negli investimenti immobiliari, a causa dell’aumento dei tassi d’interesse, dell’inflazione e di una macchina burocratica decisamente non allineata con le tempistiche dettate dal mercato. Roma è l’esempio più evidente di questa contraddizione in termini.
Una grande e attraente location iconica che spesso però soffre di “burocratismo” e di mancanza di “vision” degli stessi amministratori locali. Al convegno sono stati fatti due esempi eclatanti: piazza San Silvestro, nel cuore del centro storico, ha atteso decenni prima di tornare a essere uno dei “salotti buoni” della capitale; così come via Veneto, una strada iconica dove si affacciano magnifici edifici storici, molti dei quali sono l’ideale per una riqualificazione in prestigiosi uffici o esclusive dimore alberghiere e solo in parte ristrutturati, perché i tempi burocratici scoraggiano e allontanano gli investitori.
I protagonisti del real estate chiedono dunque uno scatto d’orgoglio da parte dell’amministrazione capitolina per sfruttare appieno le occasioni del Giubileo e della candidatura a Expo 2030, per preservare quell’appeal che la Capitale ha potuto vantare fino a oggi tra i numerosi operatori immobiliari, intervenendo però su certe “pastoie” amministrative che rischiano davvero di far perdere tante opportunità a quella che rimane una delle prime destinazioni turistiche del Paese.