L’offerta lavoro del turismo, almeno a Roma, non cresce perché dilaga il sommerso. È questa l’impietosa declinazione denunciata dal presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli, intervenendo al Career Day promosso da Porta Futuro Lazio in collaborazione con l’Ente Bilaterale del Turismo Lazio.
L’evento, giunto alla sua terza edizione, ha visto la partecipazione di circa 2000 giovani in cerca di un futuro occupazionale nel turismo della capitale. La sharing economy, ribattezzata da Roscioli shadow economy, «sta sottraendo opportunità occupazionali perché è un comparto borderline che non paga le tasse, non ha regole e opera nell’improvvisazione a scapito anche della sicurezza e della qualità, squalificando l’intera ricettività».
«Basti pensare che dal Comune sono state rilasciate 8mila autorizzazioni a svolgere attività ricettiva e noi abbiamo censito un totale di 23mila strutture che di fatto gestiscono l’ospitalità. Tre quarti della ricettività della capitale, quindi, non è regolare. Una situazione insostenibile che la dice lunga su altre perfomance turistiche che rispetto ai competitor sono assai deludenti. Nel 2016 Londra ha registrato 90 milioni di presenze, Parigi circa 70 milioni e Roma è ben lontana con 38 milioni di presenze. Di fatto siamo fermi.»
Sebbene l’Ebtl, come ha ricordato il presidente Giuseppe Mulas, abbia finanziato 120 corsi di formazione che hanno coinvolto 1.200 giovani iscritti per competenze innovative e soft skills in linea col Piano Strategico del Turismo, solo 30 giovani su 100 hanno poi partecipato al Jobintur di Ebtl, ottenendo la possibilità di tirocini o lavoro con varie modalità contrattuali.
Per quanto riguarda i dati ufficiali, infine, non si arresta il trend di crescita nella capitale che nel primo bimestre 2017 ha fatto segnare, sempre secondo i dati Ebtl, un incremento di quasi il 2% negli arrivi italiani e del 3,5% in quelli stranieri.
Statico, infine, anche il dato relativo alla spesa turistica estera che nel 2016 è stata di circa 8,6 miliardi di euro, pari ad un +3% rispetto al 2015, ma decisamente inferiore ai trend di incremento della spesa turistica e di introiti in altri paesi europei.
Ma l’emergenza rimane il basso livello dell’offerta lavoro e lo testimonia la fila di centinaia di giovani davanti ai desk del Career Day speranzosi di trovare almeno un periodo di prova in qualche imprese turistica.