by Claudia Ceci | 3 Maggio 2022 7:00
Il prodotto di punta – Wonder of the Seas – che sta per debuttare nel Mediterraneo per la stagione estiva con imbarco a Civitavecchia; gli investimenti in infrastrutture lungo le coste della Penisola. È un ritorno in grande stile quello di Royal Caribbean, per ricomporre il rapporto con il mercato italiano un po’ allentato negli ultimi anni. Una storia di alti e bassi, «una presenza da ricostruire», come racconta Gianni Rotondo, general manager Emea di Royal Caribbean International, da 11 anni nella compagnia di crociere.
«Ho seguito il mercato italiano nei primi anni di sviluppo – dice Rotondo – Dopodiché nel 2016 mi sono spostato sulla Germania; poi l’azienda mi ha affidato una serie di mercati di Europa, Middle East e Africa. Adesso opero in quest’area, con esclusione di Inghilterra e Scandinavia. E all’interno di questi mercati c’è anche l’Italia. Sono tornato a occuparmene circa un anno e mezzo fa».
Quanto è importante l’Italia per Royal Caribbean?
«Royal è in Italia da 20 anni, con una storia di alti e bassi di prodotto che sono stati legati a fattori contingenti, come l’11 settembre e via dicendo. Il mercato italiano qualche anno fa produceva 60-70mila clienti italiani sulle nostre navi; nel 2019, a seguito di una serie di anni di calo, eravamo arrivati a 12-13mila, un dato parecchio più basso. Adesso vogliamo ricostruire la nostra presenza qui».
Quali sono le tappe del rilancio?
«La prima è stata riportare un po’ di investimenti in Italia. L’investimento principale è quello di navi: uno dei motivi per cui c’era stato un calo significativo di produzione è che le navi importanti nel Mediterraneo non imbarcavano più dall’Italia, ma solo da Barcellona. Questo riduceva in maniera significativa le vendite. Era impensabile che un italiano volasse a Barcellona per fare un itinerario che lo riportava in Italia più volte, probabilmente anche nel porto naturale di imbarco. La prima leva di rilancio per l’estate alle porte è avere qui un prodotto importante. Abbiamo convinto l’azienda a mettere tre navi nel Mediterraneo, le più fresche e nuove».
Come saranno dislocate?
«Wonder of the Seas fa il Mediterraneo occidentale, imbarca a Roma e a Barcellona. Odyssey of the Seas fa il Mediterraneo orientale, va verso la Grecia e a fine stagione anche in Terra Santa, imbarcando sempre a Roma. A Ravenna dal 15 maggio c’è una terza nave, più piccola, Brilliance of the Seas, che è un po’ la nostra risposta alle problematiche di Venezia. L’azienda ha deciso di investire su Ravenna, dove abbiamo il nostro porto».
A proposito di porti, a che punto sono gli investimenti in infrastrutture?
«Abbiamo stanziato circa mezzo miliardo di dollari e i principali ambiti di azione riguardano i porti di La Spezia, Ravenna e Fiumicino. A La Spezia stiamo lavorando al nuovo waterfront. Fiumicino sarà di fatto il primo porto privato in Italia; abbiamo rilevato una struttura già esistente, occupandoci anche della bonifica ambientale di un’area abbandonata da 20 anni. Una parte significativa dell’investimento è proprio legata alla riqualificazione del litorale, in accordo con Regione e Comune».
Pur immaginando che il primo mercato di riferimento resti l’area di Miami, la quota del Mediterraneo – già protagonista della ripartenza – potrà crescere in futuro?
«Credo proprio di sì. I Caraibi prima erano più importanti del Mediterraneo per il mercato italiano outbound. Non è un pensiero intuitivo, vista la capacità di imbarco nel Mediterraneo, ma il problema del Mediterraneo era la tempistica: ovvero quando gli italiani decidono di prenotare le loro vacanze. Sostanzialmente, quando decidevano, ovvero dopo Pasqua, le navi nel Mediterraneo per l’estate erano già piene. Ai Caraibi invece il prodotto c’è tutto l’anno, con grande varietà di itinerari. Abbiamo prodotto anche nel Mediterraneo, ma la componente americana e anglosassone è preponderante, e loro prenotano con largo anticipo lasciando poco spazio agli italiani. I Caraibi invece questo problema non l’hanno mai dato. Inoltre, per gli italiani, andare oltreoceano non è un viaggio last minute, perché prevede prenotazione di aerei, hotel. Comunque, se i Caraibi hanno prevalso finora sul Mediterraneo, quest’anno sta cambiando: c’è molta resistenza a prenotare il lungo raggio e già per questo motivo la scelta ricade più facilmente sul Mediterraneo. L’altro aspetto è il senso di incertezza da ambo i lati, mercato italiano e americano. Ci sembra che tendenzialmente ognuno preferisca stare a casa sua».
A che punto siamo con il riempimento delle navi?
«C’è ancora quasi il 40% della capacità delle navi da vendere per l’estate in Europa. Mentre nel 2019, in questo stesso periodo, era rimasto non più del 4-5% da vendere».
Arriva Wonder of the Seas: dai Caraibi al Mediterraneo. Cambia il pubblico, cambia anche l’offerta a bordo?
«C’è una divisione che opera dall’Inghilterra ed è attiva proprio sul fronte personalizzazione del prodotto per l’Europa. La nave negli Stati Uniti è totalmente americana sotto tanti punti di vista[1]. Orari di cene e spettacoli, parte culinaria. Quando le navi arrivano in Europa vengono parzialmente adattate. Non può certo cambiare il layout, ma per la clientela italiana ci sono due-tre adattamenti che vengono fatti per i mesi estivi, quando si concentrano gli italiani in vacanza, legati a rinforzare la lingua italiana a bordo in posti chiave: il guest relation (ad agosto ci sono anche gli italian ambassador, 24 ore al giorno sulla promenade) e i main restaurant; poi viene tradotto il compass, il magazine di bordo quotidiano, in lingua italiana. Il personale parlante italiano viene spostato dalle altre navi per l’estate nel Mediterraneo. Si tratterà circa del 15%, che è più che sufficiente».
Perché un italiano dovrebbe scegliere una crociera Royal e perché un agente di viaggi italiano dovrebbe proporla?
«Bisogna contestualizzare il prodotto. La crociera Royal è un prodotto internazionale, nonostante la customizzazione americana. Quando le navi sono in Europa, il prodotto si avvicina molto di più alle esigenze di italiani, spagnoli, francesi. Trattandosi di una crociera internazionale, la proponiamo agli italiani che si trovano a proprio agio in questo contesto. È un prodotto ideale per famiglie, che costa anche un po’ di più della media a fronte di un’offerta di maggiore qualità. Tra i plus c’è l’entertainment: Royal è la prima azienda in America per formazione di entertainment. Ha 40 navi e quindi ha più produzioni di Broadway, che non ha 40 teatri. Sono circa 5.000 gli artisti che passano attraverso le produzioni Royal Caribbean ogni anno.
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