Prima è toccato all’Irlanda. Adesso, a sottoscrivere con Ryanair un vero e proprio contratto collettivo dei piloti, sarà l’Italia con le sigle Anpac e Anpav.
A partire dal 27 agosto, infatti, dovrebbe partire una tavolo no stop di 3 giorni tra la compagnia irlandese e le controparti sindacali (l’accordo dovrebbe coinvolgere anche le agenzie di reclutamento Crewlink e Workforce e sarebbe un ulteriore passo dopo il riconoscimento del sindacato Fit-Cisl) con l’obiettivo finalmente di mettere la parola fine agli scioperi degli ultimi mesi.
In Italia, nonostante siano basati circa 450 piloti, di cui 330 iscritti all’Anpac, e nonostante il Paese sia, insieme alla Gran Bretagna uno dei due principali mercati di Ryanair, finora il regime è stato confuso, con contratti stipulati scalo per scalo. Adesso invece, come riporta Il Giornale citando Stefano De Carlo, segretario esecutivo dell’Anpac, ci sarà «un vero contratto collettivo di diritto italiano, con garanzie sociali, congedi, maternità, paternità, contributi Inps».
Tutto da stabilire, invece, sarebbe il tema della tassazione. sottoposta a rapporti bilaterali tra governi. «Se pagare le tasse in Irlanda conviene alle società, le aliquote per i singoli dipendenti sono più care. Si stanno cercando delle soluzioni, compresa l’ipotesi di creare una Ryanair di diritto italiano perché i dipendenti possano pagare l’Irpef in Italia», spiega ancora De Carlo.
Sul piano operativo, riporta sempre il quotidiano, viene confermato il modello lavorativo «5 più 4», 5 giorni di lavoro e 4 di riposo, utilizzato anche da easyJet, mentre gli aumenti retributivi sarebbero di circa 20mila euro all’anno per un comandante. Risultato: chi pilota un aeromobile Ryanair potrà ora arrivare a incassare oltre 150mila euro.
Ma non è tutto: perché l’Italia, oltre a essere stato il primo Paese in cui nello scorso marzo la compagnia irlandese aveva deciso di riconoscere la controparte sindacale, adesso dovrebbe funzionare anche da modello per le altre nazioni in cui opera il vettore di Michael O’Leary. A cominciare da Gran Bretagna, Germania, Olanda e Svezia, mercati importanti per la compagnia irlandese e funestati dagli scioperi degli ultimi mesi.