by Andrea Lovelock | 29 Luglio 2020 13:59
Crescevano le reti aeroportuali italiane, aumentavano i passeggeri trasportati e si consolidavano le leadership di Ryanair e dell’aeroporto di Roma Fiumicino nel trasporto aereo italiano: è la fotografia scattata dall’Enac prima della pandemia da Coronvirus, ovvero il bilancio 2019 del trasporto aereo nel nostro Paese, illustrato alla presenza del ministro dei Trasporti, Paola De Micheli.
Un comparto di vitale importanza, dove spiccano le perfomance di Ryanair, primo vettore in Italia con 40,5 milioni di passeggeri (+7% rispetto al 2028), seguito a debita distanza da Alitalia con 21,7 milioni di utenti (-1%) e da easyJet Europe con 11,8 milioni di passeggeri, easyJet Uk con 6,4 milioni di utenti e Vueling con 6,3 milioni di pax.
Mentre tra gli aeroporti, si è consolidata la leadership di Fiumicino con 43,3 milioni di passeggeri, seguita da Milano Malpensa con 28,7 milioni di utenti e da Bergamo con 13,7 milioni di pax, mentre Venezia (11,5 milioni) e Napoli (10,7 milioni) si confermano quali nuovi hub aerei internazionali.
Ampio risalto, nel Rapporto, è stato dato all’intera attività dell’Enac, che spazia dalle ispezioni alle operazioni di “safety&security”, avvalendosi di un budget pari a circa 215 milioni di euro, tramite finanziamenti pubblici ed entrate dirette nelle casse dell’ente. Rilevanti anche gli investimenti di Enac, circa 6 milioni di euro, nella innovazione tecnologica, ed un organico di 651 unità che svolgono attività amministrative, ispettive e tecnico-economiche, decisamente insufficiente rispetto alla mole di attività da svolgere. Da tempo i vertici Enac chiedono il raddoppio di organico ed il passaggio ad ente pubblico economico, con maggiori autonomie gestionali, istanze che il Ministro De Micheli ha recepito, pur ricordando le attuali emergenze del Paese.
Il presidente di Enac, Nicola Zaccheo, il direttore generale dell’Ente, Alessio Quaranta e il vice direttore generale, Alessandro Cardi, hanno poi illustrato le parti salienti del Rapporto evidenziando che il 2019 è stato un anno eccezionale per l’aviazione commerciale italiana, grazie al buon funzionamento delle reti aeroportuali di Roma Fiumicino-Ciampino, di Milano (Malpensa-Linate), la rete del nord-est di Venezia, Treviso, Brescia, della Sicilia orientale (Catania-Comiso) della rete pugliese (Bari,Brindisi, Foggia e Taranto), di quella toscana (Firenze-Pisa) e di quella calabrese (Lamezia Terme, Reggio Calabria, Crotone), nonché le ottime perfomance di singoli scali sempre più internazionali come Venezia, Napoli, Bologna, con un impatto complessivo di 71 miliardi di euro, pari al 3,2% del Pil, dei quali 18 miliardi in forma diretta e 53 miliardi in ricadute indirette. Dati di buon auspicio per quella che, secondo o vertici Enac, sarebbe bene chiamare “rinascita” del trasporto aereo italiano.
Il presidente Zaccheo ha enfatizzato quanto sia strategico il settore aeroportuale e l’avere anche compagnie aeree nazionali in grado di fronteggiare le emergenze come quella del coronavirus, occupandosi di rimpatri e di ripartenze del sistema-Paese. Ora, pur confermando gli obiettivi ambiziosi per gli scali nel programma di riformulazione del Piano di sviluppo del sistema aeroportuale, Enac propone uno shifting temporale con una traslazione di almeno 5 anni, e quindi ipotizziamo un volume di 300 milioni di passeggeri non prima del 2035. Occorre promuovere investimenti per incrementare l’intermodalità, la tecnologia e la security sanitaria, nuove istanze per garantire sviluppo al settore.
Infine il presidente di Icao (International Civil Aviation Organization), Salvatore Sciacchitano, ricordando che il trasporto aereo nel mondo contribuisce a trasportare il 60% del turismo internazionale, si è soffermato sui «disastrosi effetti del Covid-19 che potranno però esaltare ancor di più il ruolo dell’Enac per una resilienza del trasporto aereo in Italia, comparto essenziale per la ripartenza. Una ripresa che sarà lenta se si considera che anche per il primo semestre 2021 i vettori subiranno perdite di revenue stimate intorno ai 400 miliardi di dollari».
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