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Ryanair non chiuderà basi in Italia

Per i tagli del personale si vedrà, ma intanto non ci sarà nessuna chiusura di basi sul territorio italiano. In un incontro avvenuto mercoledì a Roma tra Fit Cisl, Anpac e Anpav e Ryanair, i rappresentanti della compagnia irlandese hanno cercato di ridimensionare le notizie apparse negli ultimi giorni che volevano il vettore pronto a tagliare 900 posti di lavoro nelle 86 basi sparse in giro per l’Europa.

Se da parte loro le associazioni firmatarie dei contratti collettivi aziendali Italiani, “hanno espresso a Ryanair la chiara volontà di affrontare preventivamente eventuali riequilibri del personale che dovessero verificarsi”, la compagnia low cost “ha confermato la strategicità del mercato italiano e la volontà di non procedere alla chiusura di basi sul territorio nazionale”.

«È un’estate impegnativa e dovremo affrontare un inverno molto difficile. Nelle prossime due settimane faremo del nostro meglio per ridurre al minimo le perdite di posti di lavoro, ma alcuni in questa fase sono inevitabili», aveva dichiarato solo qualche giorno fa il numero uno Michael O’Leary, preannunciando quello che comunque rischia di essere il più grande taglio di personale della compagnia.

Un taglio, come è stato messo in luce anche nell’incontro italiano, che per la compagnia si è reso necessario non solo a causa del calo degli utili, ma anche ai ritardi nei piani di espansione dovuti allo stop del Boeing 737 Max e all’effetto Brexit.

Dal meeting tra le controparti non è emersa nessuna cattiva notizia nemmeno sul fronte del trasferimento di un ramo di azienda del vettore a Malta, trasferimento che “non apporterà effetti negativi sul personale” nonostante “dal prossimo 1 ottobre tutto il personale basato in Italia verrà assoggettato integralmente alla imposizione fiscale italiana”.

Intanto, nel Regno Unito, sono sul piede di guerra i piloti della British Airline Pilot Association (Balpa) che hanno proclamato cinque giornate di sciopero per protestare contro una serie di questioni che vanno dai licenziamenti annunciati alle retribuzioni, passando per pensioni e benefit di varia natura.

Gli scioperi sono stati proclamati dalla mezzanotte del 22 agosto, per due giorni; e dalla mezzanotte de 2 settembre, per tre giorni.

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