Unanime amarezza espressa dalle associazioni degli albergatori per l’esclusione del superbonus per le strutture ricettive deciso dal governo Draghi. Tra le prime reazioni, quella della vice presidente di Confindustria Alberghi, Maria Carmela Colaiacovo, che si dice sconcertata dalla decisione: «Il passo indietro dell’esecutivo sull’estensione agli alberghi del superbonus è l’ennesima doccia fredda per il settore. Le nostre imprese così drammaticamente colpite dalla crisi, sono costrette a ricorrere massicciamente al credito per resistere dopo 14 mesi di fermo pressoché totale. Il superbonus è uno strumento fondamentale per poter effettuare nei prossimi anni quegli investimenti necessari a mantenere adeguata l’offerta italiana. La ripartenza da sola non basta, si interrompe l’emorragia ma non si può recuperare la perdita accumulata in questi lunghi mesi di fermo. Servono misure ad hoc per sostenere un settore che nell’ultimo anno ha perso fino all’80% del fatturato».
Federalberghi Nazionale ha affidato a una nota il suo punto di vista: “La delusione c’è, ma confidiamo che a conclusione dell’iter riguardo il testo del Dl Semplificazioni, si rimetta mano all’esclusione della misura chiesta dal nostro comparto. In altre parole che ci sia una revisione in chiave estensiva. Sappiamo che il ministro Garavaglia è al nostro fianco e proprio per questo l’auspicio è che la pragmaticità, cifra di questo governo, venga applicata con criterio di priorità al comparto che in assoluto risulta il più danneggiato dalla pandemia”.
Molto circostanziato il commento del vice presidente nazionale di Assohotel, Nicola Scolamacchia: «È un’occasione persa: noi l’avevamo sostenuta fortemente perché gli alberghi sono strutture “energivore”, con le loro volumetrie necessitano di un efficientamento energetico e la motivazione addotta di scarse risorse è francamente molto debole perché stiamo parlando di un panorama di circa 35mila strutture ricettive rispetto ai milioni di unità residenziali private che accedono a questi incentivi. Avevamo anche chiesto la messa in idoneità delle misure anti-incendio perché la normativa è vecchia del 1994 e sono 27 anni che viviamo di rinvii. Ci piacerebbe mettere il punto e dare risorse, peraltro dimensionate, per questa riqualificazione. A questo punto auspichiamo che il superbonus esteso agli alberghi si possa essere ripreso in considerazione e ci auguriamo un intervento dello stesso ministero dell’ambiente».
Ancor più dura la reazione di Federalberghi, con un commento al vetriolo del presidente della federazione pugliese Francesco Caizzi: «Siamo delusi e arrabbiati perché il Governo di questo Paese fa scempio di un comparto che concorre con oltre il 15% al Pil nazionale. Draghi, il cosiddetto “migliore”, si era speso a nostro favore con belle parole a livello nazionale e internazionale. Con i fatti, invece, si è dimostrato in sintonia con i passati Governi che hanno sempre snobbato il turismo a favore della cultura in generale e, con sorpassate visioni novecentesche, hanno sempre anteposto le esigenze di un segmento manifatturiero in decadenza rispetto al comparto dei servizi in forte crescita. Per noi albergatori questo è un duro colpo. Stiamo soffrendo da oltre un anno e mezzo e, mentre già un buon 30% di noi ha gettato la spugna, ancora una volta registriamo che la tutela e lo sviluppo del turismo sono solo parole vacue».
Per Caizzi, inoltre, «negare agli alberghi il Superbonus dimostra che anche questo nuovo governo “di interesse nazionale” esercita la categoria del pregiudizio rispetto ai comparti emergenti per lo sviluppo del Paese. Ricordo che a noi hanno negato anche la misura al sostegno bancario con allungamento dei mutui e interventi efficaci per gli impieghi stagionali. Nel nostro settore i costi fissi sono elevatissimi e l’incidenza del peso immobiliare sui bilanci è altrettanto importante, pertanto si avrebbe bisogno di operazione finanziarie non meno lunghe di 33 anni per non avere un disallineamento, per questo ci saremmo accontentati dei 15 anni come da bozze circolate. Voglio anche ricordare che per gli alberghi ancora chiusi per mancanza di clienti, come nelle città d’arte, sussiste l’impossibilità di far fronte anche alla sola quota interessi su tutti i finanziamenti a partire da luglio. Sarebbe necessario, pertanto, un provvedimento ad hoc per evitare sicuri fallimenti a raffica».