La Sardegna alza le barricate contro il Covid-19. Lo fa in modo estremo con un’ordinanza (n°43), in vigore da oggi lunedì 14 settembre, che fissa severi paletti all’ingresso sull’Isola: test o tampone negativo per chiunque metta piede sul suo territorio. Una nuova legge regionale che ha creato attriti con il governo Conte che, attraverso il suo ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, ha ribadito in queste ore che «non esiste una soluzione sarda al coronavirus, ma azioni sinergiche tra Stato e Regioni per bloccare la diffusione del contagio».
Parole, parole, parole. Perché la giunta guidata da Christian Salinas è andata dritta per la sua strada, pubblicando domenica sera una nota esplicativa che mettesse quantomeno fine alle polemiche dei cittadini, sciogliendo i dubbi sull’ordinanza della discordia.
CHIARIMENTI DELLA REGIONE. La comunicazione parte dalla seguente premessa: “Considerato che, dalle analisi epidemiologiche svolte per la ricostruzione delle catene di contagio, è emerso con chiarezza che la nuova diffusione virale è stata determinata in Sardegna dall’apertura dei flussi turistici, si è ritenuto indispensabile – mantenendo ferme le misure ordinarie di distanziamento personale, utilizzo delle mascherine, igienizzazione delle mani con soluzioni idroalcoliche, etc – prevedere un filtro in ingresso che non limita in alcun modo la libera circolazione delle persone, ma incide sull’attività di screening ad ampio spettro dei soggetti positivi, anche asintomatici o paucisintomatici, consentendo di individuarli tempestivamente ai fini dell’applicazione dei protocolli sanitari in uso sull’intero territorio nazionale”.
Salinas si difende, poi, dalle accuse di dispotismo, precisando che “l’ordinanza non introduce alcuna ulteriore compressione dei diritti individuali costituzionalmente garantiti, ma si pone sul piano della prevenzione sanitaria consentendo un rilevamento più puntuale dei soggetti potenzialmente diffusivi del virus”.
Ma veniamo alle regole, così chiarite.
PROCEDURE D’INGRESSO. I passeggeri che intendano fare ingresso nel territorio regionale sono invitate a presentare all’atto dell’imbarco l’esito di un test per Covid-19 – sierologico (IgG e IgM) o molecolare (RNA) o antigenico rapido – eseguito non oltre le 48 ore dalla partenza, che abbia dato esito negativo; o in alternativa la ricevuta di avvenuta compilazione, nell’ambito della registrazione sul sito della Regione o tramite l’app Sardegna Sicura, dell’autocertificazione comprovante di essersi sottoposti, nelle 48 ore antecedenti all’ingresso sull’isola, a un test sierologico, molecolare o antigenico, il cui esito è risultato negativo.
TEST IN LOCO. Qualora i passeggeri non abbiano potuto effettuare prima dell’imbarco il test e giungano sul territorio regionale sprovvisti delle certificazioni, l’ordinanza prevede che gli stessi possano mettersi in regola entro le 48 ore successive, secondo una delle seguenti modalità: a) comunicando immediatamente il proprio arrivo all’azienda sanitaria competente e accettando di sottoporsi a tampone, nelle more dell’esito del quale si impegnano a osservare l’isolamento domiciliare fiduciario, che verrà meno solo all’atto dell’eventuale esito negativo dello stesso; b) accettando di sottoporsi a uno dei test effettuati direttamente presso le postazioni eventualmente allestite nei porti e negli aeroporti di arrivo; c) effettuando un test presso le strutture o i punti di prelievo accreditati (consultabili qui) e comunicando il relativo esito; d) effettuando un test sierologico, anche qualitativo, presso la struttura di destinazione il cui esito sia certificato da un medico abilitato e trasmettendolo alla direzione generale dell’assessorato dell’igiene e sanità della Regione Sardegna. Il costo sostenuto per l’effettuazione dei test in argomento sarà rimborsato dalla Regione dietro presentazione di regolare ricevuta.
CHI È ESCLUSO? Sono esentati dall’obbligo di test: a) le persone che viaggiano su navi e aerei per comprovati motivi di lavoro o di salute; b) gli equipaggi dei mezzi di trasporto; c) i soggetti appartenenti a organi costituzionali o addetti a servizi pubblici essenziali nell’esercizio delle rispettive funzioni (sanitari, forze dell’ordine, forze armate). Sono esclusi anche i minori di anni 10, nonché le persone in uscita dalla Sardegna e che vi facciano rientro entro 48 ore.
CONTROLLI NEI PORTI E NEGLI AEROPORTI. Le società di gestione aeroportuale, l’Autorità di sistema del mare di Sardegna, le direzioni marittime, le capitanerie di porto e i gestori dei porti, per quanto di rispettiva competenza, sono tenuti a verificare che i passeggeri all’atto dello sbarco siano muniti della certificazione richiesta.
CONSULTA QUI IL TESTO DELL’ORDINANZA
LEGGI LA NOTA ESPLICATIVA DELLA REGIONE SARDEGNA
I NUMERI DELL’ESTATE. La Sardegna, quest’estate al centro del caso Briatore&Co., aveva diffuso pochi giorni fa i dati sulla stagione turistica. Cifre che evidenziavano un sensibile calo, ma non un crollo. “Il turismo sardo – si leggeva nella nota della Regione – ha retto il devastante impatto della pandemia, attestandosi su numeri che risentono della diminuzione degli arrivi e delle presenze, ma in modo meno drammatico rispetto alle previsioni”.
Nei mesi di giugno, luglio e agosto, nei porti sardi sono sbarcati 1.061.165 passeggeri, con una perdita del 20% rispetto all’anno precedente. Il dato complessivo (diminuito del 20%, relativo ai passeggeri non turisti) è di 848.932 arrivi. Negli aeroporti gli arrivi sono stati 925.403. Con la diminuzione del 15%, relativamente ai passeggeri non turisti, gli arrivi risultano essere 786.592. Complessivamente, dunque, gli arrivi turistici certificati sono stati 1.634.568. Le presenze turistiche, nel periodo preso in considerazione, in base a una permanenza media calcolata in 7 giorni, sono 9.875.486, non comprensive della nautica da diporto.
«Il tracollo del comparto turistico non c’è stato nonostante un attacco mediatico senza precedenti che la Sardegna ha dovuto subire, patendo gli effetti di una campagna studiata a tavolino e finalizzata a indicare la nostra isola, priva di focolai autoctoni e con un indice di contagio vicino allo zero, come una terra infetta e pericolosa», ha commentato il governatore Solinas, minacciando azioni legali a tutela dell’immagine dell’Isola in campo nazionale e internazionale.
Era il 9 settembre e il presidente, tra l’altro, auspicava un recupero in termini turistici nei giorni a venire. Speranze evidentemente disattese dall’ordinanza giunta a distanza di sole 48 ore.