Sardegna, spinta sul Mice: «Congressi 12 mesi l’anno»
La Sardegna continua a lavorare per levarsi l’etichetta quasi esclusiva di destinazione turistica marino-balneare e consolida uno dei segmenti, in grande crescita in Italia, su cui si è da poco affacciata in modo organico: il Mice.
Per il secondo anno consecutivo a Cagliari si svolge “Destinazione Sardegna, Mice 2023”, il meeting internazionale organizzato dalla Regione e dall’aeroporto del capoluogo, che coinvolge oltre 150 tra buyer nazionali e internazionali, agenzie provenienti dai mercati Germania, Francia, Spagna, Belgio e Inghilterra, e seller, operatori dell’offerta Mice della Sardegna (strutture alberghiere, sedi per eventi e agenzie di organizzazione e società di servizi).
«Un altro evento che serve a rafforzare il concetto di destagionalizzazione e di allungamento della stagione – ha confermato l’assessore regionale del Turismo Gianni Chessa aprendo i lavori della plenaria – È un settore importante per la Sardegna, ci stiamo puntando». Per l’assessore, gli operatori sardi sono pronti: «C’è un cambio del modus operandi degli imprenditori turistici isolani, oggi c’è più consapevolezza del fatto che dobbiamo fare uno sforzo per lavorare 12 mesi l’anno, perché la Sardegna può vivere tutto l’anno di turismo».
Il turismo congressuale in Italia ha mosso nel 2022 circa 21 milioni di persone, con 31 milioni di presenze, «in Sardegna siamo sul 4% circa, con un totale di circa 600mila persone», spiega Paolo Manca, presidente regionale e vice presidente nazionale di Federalberghi che definisce «strategica la scelta di puntare anche su questo segmento» perché «fa sì che la Regione possa portare avanti questa vocazione sempre più marcata, grazie anche alle connessioni con gli aeroporti di tutto il mondo». Una scelta che richiede uno sforzo programmatorio: «È necessaria una pianificazione con almeno 12-18 mesi di anticipo e serve uno sforzo in questo senso, ma in questo modo si può avere la certezza delle presenze nei mesi di spalla».
Non solo: «Abbiamo grandi strutture preparate, ma sale la richiesta di location particolari, più intime, con una dimensione variabile per cui c’è da fare qualche investimento – spiega Manca – Servono spazi appositi , sale funzionali, attrezzature video audio e fruibilità degli spazi esterni con coperture».
Per Mario Cioffi, presidente della sezione turismo di Confindustria Sud Sardegna, «il turismo congressuale è un elemento molto cruciale per le code della stagione, coinvolge una tipologia di viaggiatore interessato non solo alla parte lavorativa, ma anche alla scoperta della destinazione, e ha un budget più elevato di spesa. Per questo, tutti gli operatori oggi presenti sono delle risorse perché promuovono ai loro clienti la nostra destinazione».
Il turismo congressuale sta recuperando le cifre pre pandemia, arrivando a svolgere quest’anno oltre il 70% degli eventi realizzati nel 2019. La maggior parte dei congressi e degli eventi, il 59,0%, si è svolta al nord, area che concentra più della metà delle sedi, il 53%. Il centro ha ospitato il 24.4% degli eventi, il Sud il 10,4% e le isole il 6,2%. Per quanto riguarda poi le sedi per eventi, gli alberghi congressuali si confermano la tipologia più utilizzata e, infatti, hanno concentrato il 77,3% degli eventi totali. I centri congressi e le sedi fieristico congressuali hanno ospitato il 3,4% degli eventi, le sedi istituzionali il 9%, gli spazi non convenzionali il 6% e le dimore storiche non alberghiere (abbazie, castelli, antiche locande e casali, palazzi storici, ville, ecc.) il 2,5%.