Se il rilancio dell’hospitality è una corsa a ostacoli

08 Luglio 11:29 2022 Stampa questo articolo

È controverso il rilancio dell’industria turistica italiana dopo i due anni di pandemia, secondo quanto emerge dall’Hospitality Forum 2022.

Ad affermarlo è lo stesso ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, che riporta i dati di una recente ricerca secondo cui il 70% desidera un’alta qualità delle strutture ricettive, che si è effettivamente verificata con incremento del 29% degli alberghi a 4 stelle e del 65% di quelli a 5 stelle. Tuttavia, continua il ministro, permangono problemi: «innanzitutto per la dimensione che fa contare la presenza di 33 camere negli alberghi italiani, a differenza di altri Paesi vicini e poi c’è la necessità di aumentare le stelle di quelli che ne hanno meno per migliorare così l’intero sistema. Un primo bando ha messo a disposizione 600 milioni per migliorare la qualità delle strutture ricettive richieste e il mercato si è mostrato interessato a investire soprattutto al centro sud. Ora è importante investire nelle potenzialità che si prospettano grazie agli eventi che avranno luogo nei prossimi anni nella nostra penisola».

Bormio può ben sperare nelle Olimpiadi Milano-Cortina 2026, che costituiscono un momento speciale per il comune valtellinese, che ospiterà gare di sci alpino gare di alpinismo, di snowboard e freestyle, sport giovani che attraggono molto il turismo giovane. Le Olimpiadi costituiscono l’occasione per riqualificare le grandi strutture tenute vive anche nel periodo estivo in crescita anno dopo anno. L’interesse non è rivolto soltanto al mercato residenziale immobiliare alberghiero l’obiettivo è di innalzare gli standard al turismo internazionale sfruttando il binomio turismo-Sport, capace di dare un ulteriore slancio al settore, come afferma Samanta Antonioli, assessore alle Olimpiadi e grandi eventi sportivi di Bormio.

Il Bel Paese è da sempre polo d’attrazione turistico per il suo patrimonio storico artistico, tuttavia Roma che ne sfoggia una parte enorme ha subito più danni di qualsiasi altra città del mondo dopo gli anni drammatici del Covid (quasi 100 alberghi non riapriranno più). «Nonostante – sostiene Alessandro Onorato, assessore Grandi eventi, Sport e Turismo di Roma – siano già percepibili i primi segnali di ripartenza, come l’importante passaggio da un turismo casuale a un turismo che riesce a commercializzare non soltanto il patrimonio storico-culturale, ma anche quello che è attirato dal ripristino di grandi eventi iconici del mondo e della moda: venerdì 8 luglio, Valentino farà sfilare i suoi modelli tra i luoghi più magici della capitale con un fatturato indotto di 35 milioni».

Roma può vantare il miglior aeroporto d’Europa con l’aeroporto Leonardo Da Vinci. E si punta a migliorare anche la qualità degli altri servizi e a farle ospitare grandi congressi. Nel 2025 nello stato del Vaticano c’è il Giubileo, nel quale, come ha detto monsignor Fisichella «ogni pellegrino diventa turista e ogni turista diventa pellegrino». E non riguarderà soltanto il 2025, ma anche il successivo che accoglie anche quei fedeli che preferiscono un momento meno affollato.

Meno ottimistiche sono le associazioni di settore. Magda Antonioli, Met Master Economia del Turismo dell’Università Bocconi si concentra sulle problematiche generate dal long Covid, lamentando soprattutto la «mancata reintegrazione dei posti di lavoro perduti durante la pandemia di fronte alla grande domanda: non è stato ripristinato un traffico adeguato alla domanda in quanto non sono stati riconfermati in tempo gli equipaggi. È aumentata la disponibilità a pagare a luglio quando il turismo è prettamente familiare e, quindi, com’è noto, quando le famiglie vogliono muoversi in sicurezza, accedendo alle spiagge equipaggiate, che ormai hanno raggiunto prezzi troppo esagerati. Il mercato del lavoro ha una carenza strutturale drammatica influenzata dal reddito di cittadinanza, ma anche dai tanti licenziamenti avvenuti in epoca Covid, mai ricolmati. La manodopera è scarsa perché manca una cultura del turismo e anche un ricambio generazionale e non ci sono piani del turismo del futuro. Invece bisognerebbe cercare di spiegare che il turismo ha bisogno di un piano di sviluppo che abbia il turismo come cultura, e non bisogna far mancare la manodopera né, ancora peggio, mandarla ai nostri competitor stranieri».

Se la docente bocconiana evidenzia gli errori commessi con le risorse umane, Maria Carmela Colaiacovo dell’associazione Confindustria Alberghi spiega come ha vissuto gli ultimi due anni il settore alberghiero: «Il turismo genera flussi di uomini e di merci e per questo deve essere sempre sano pulito e sicuro ed è quindi necessario dare sicurezza ai nostri territori; l’esempio di Napoli in tal senso è lampante: dopo la sua messa in sicurezza ha incrementato il  numero di turisti».

Anche Colaiacovo non nasconde criticità e problematiche che indica innanzitutto nei costi energetici non legati alla guerra in atto tra Russia e Ucraina, ma già risalenti al primo trimestre del 2021, quando molte imprese hanno dovuto sostenere costi enormi per gli alberghi, che non sono strutture energivore, costi che alcuni di essi non potranno sostenere.

La seconda problematica consiste nella desertificazione dei centri storici delle grandi città che invece bisogna assolutamente preservare rendendo gli immobili residenziali. Infine, come la docente bocconiana, rileva il problema del capitale umano trovando però la soluzione nella destagionalizzazione. Colaiacovo individua altre soluzioni nella organizzazione e valorizzazione delle produzioni e di grandi gruppi in Italia.

Maurizio Naro di Federalberghi ribadisce il problema di sostenere costi energetici enormi, d’altro canto rileva la «volontà di investire nel settore alberghiero, che tuttavia riguarda soltanto i grandi gruppi, mentre soprattutto gli alberghi a conduzione familiare hanno dovuto chiudere, pur essendo dotati di maggior lifestyle che richiama tanto turismo, motivo per cui dovrebbe corrispondere anche una intensificazione della vitalità dei nostri borghi. Ma perché questa affiori è necessaria la sburocratizzazione di norme a volte insormontabili, per esempio, è complicato installare impianti fotovoltaici che consentirebbero di avere strutture meno energivore e svecchiate».

Per concludere, parla dei trasporti ferroviari Renzo Iorio del gruppo Ferrovie dello Stato italiano, nel quale «il governo sta investendo molto per rinforzare il mondo della mobilità ferroviaria per rendere più accessibile il territorio italiano sia ai turisti che ai residenti. Le infrastrutture sono un requisito di crescita indispensabile per il nostro Paese per questo il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha riservato un buon investimento al settore ferroviario consistente in 30 miliardi per le reti ferroviarie e 50 miliardi per quello viario. La vera sfida ora sta nel realizzare questi progetti come duraturo supporto di una crescita verso la quale le imprese istituiscano un supporto duraturo come le strutture digital hub, grande opportunità anche per l’utente finale. Il Pnrr prevede forme di investimento in cambio di riforme. L’aspirazione alla modernità parlando di digitale non è soltanto nei social, ma sta pure nel ragionare su temi come la sostenibilità e l’autocertificazione già riconosciuti a livello internazionale».  Iorio inquadra la soluzione delle risorse umane nella formazione.

L'Autore

Laura Cusmà Piccione
Laura Cusmà Piccione

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