by Redazione | 22 Novembre 2024 17:25
Qua la mano. Airbnb si schiera al fianco dei sindaci italiani e si dichiara favorevole a una legge quadro per limitare gli affitti brevi nei centri storici delle città d’arte e promuovere iniziative concrete per uno sviluppo sostenibile del turismo.
Proposte che la piattaforma ha avanzato nel corso della 41ª Assemblea Annuale Anci a Torino, in cui è stato presentato un nuovo rapporto Nomisma sugli affitti brevi. In particolare, lo studio mostra da un lato come lo stock di case destinate a questo mercato non abbia eroso l’offerta abitativa. Dall’altro, registra come la situazione dei centri storici delle principali città d’arte, dove la pressione turistica è significativamente più elevata e la penetrazione delle locazioni brevi superiore alla media, risulti più delicata e giustifichi la necessità di intervenire con strumenti legislativi.
Commissionata proprio da Airbnb, l’analisi Nomisma sottolinea come quasi il 13% delle abitazioni italiane risulti vuoto oppure sotto utilizzato. Un dato significativamente più ampio della quota di immobili attualmente destinata agli affitti brevi (1,3%), soprattutto di quelli interamente dedicati a questa attività e affittati per oltre 120 notti l’anno (0,11%), mentre un impatto di questi ultimi sarebbe riconducibile in prevalenza ad alcuni quartieri dei centri storici sui quali intervenire.
Gli affitti brevi e il turismo in casa, il cui contributo all’economia Nomisma valuta pari a 7,9 miliardi di euro nel 2023, con un sostegno a oltre 54.000 posti di lavoro, costituirebbero per Airbnb una risorsa per l’ospitalità Made in Italy, che l’azienda si è offerta di sostenere avanzando in assemblea alcune proposte:
– Supporto alla registrazione nazionale. Airbnb è impegnata a sostenere l’applicazione del nuovo codice di registrazione nazionale delle strutture ricettive[1] e delle locazioni brevi (Cin), che garantirà piena trasparenza nel settore dell’ospitalità. La piattaforma ha già informato tutti gli host italiani circa l’obbligo di registrazione presso il ministero del Turismo e dell’intenzione di rimuovere nel 2025 gli annunci sprovvisti di codice[2].
– Condivisione dei dati. Airbnb supporta la condivisione dei dati al fine di consentire alle autorità di avere tutte le informazioni necessarie per prendere decisioni informate sulla gestione del turismo. Oltre al City Portal, Airbnb offre la possibilità di sviluppare uno strumento di visualizzazione dei dati per le città, utile per definire in futuro regole locali sugli affitti brevi che siano proporzionate e mirate.
– Ospitalità Made in Italy. Airbnb è pronta a bilanciare i benefici dell’hosting con le esigenze uniche delle città storiche. Per questo motivo l’azienda intende supportarle nei loro sforzi per promuovere l’ospitalità di persona. Questo include interventi per contrastare l’uso illegale di cassette portachiavi (keybox) in spazi pubblici come parchi o recinzioni, sia attraverso campagne educative sia sfruttando la rete di co-host di Airbnb presente sul territorio.
– Buon vicinato. La grande maggioranza di host e ospiti sono vicini responsabili e si preoccupano di non creare disturbo. Airbnb ha introdotto diverse innovazioni per affrontare comportamenti inopportuni, tra cui strumenti che hanno permesso di bloccare o reindirizzare prenotazioni a rischio. L’azienda sostiene inoltre iniziative locali di educazione, perinformare ospiti e host su linee guida e suggerimenti, come la campagna Enjoy Respect Florence.
– Un turismo a beneficio di tutti. Airbnb raccoglie e riversa tasse e contributi di soggiorno in oltre 35.000 giurisdizioni in tutto il mondo, tra cui numerose città italiane, semplificando il processo per ospiti, host e amministrazioni locali. In continuità con quanto fatto negli ultimi anni, Airbnb continua a offrire supporto ai Comuni per la raccolta dell’imposta a livello locale con l’obiettivo di garantire ntrate costanti che possano essere reinvestite per la valorizzazione dei territori.
– Tutela del patrimonio culturale e dispersione dei flussi. Il turismo può svolgere un ruolo fondamentale nell’aiutare a distribuire i flussi turistici al di fuori dei centri urbani, diffondendone i benefici economici in aree rurali e contribuendo alla conservazione di dimore storiche, monumenti, edifici di pregio e paesaggi per le generazioni future. Allo stesso tempo, Airbnb sostiene l’artigianato Made in Italy e i percorsi enogastronomici per incentivare un turismo che valorizzi esperienze autentiche in tutto il Paese.
– Attenzione all’ambiente. L’impegno di Airbnb per promuovere pratiche sostenibili prevede, tra le altre cose, la condivisione di materiali e risorse educativi, come quelli sulla gestione dei rifiuti sviluppati in collaborazione con la città di Firenze. L’azienda ha inoltre introdotto programmi per aiutare gli host a rendere le loro proprietà più efficienti, con l’obiettivo di ridurre le emissioni e generare risparmi a lungo termine sui costi energetici.
«Mentre le misure eccessivamente punitive adottate da città come New York[3] o Barcellona[4] non hanno affatto risolto i problemi abitativi locali – osserva Valentina Reino, policy lead di Airbnb Italia – riconosciamo le sfide legate al sovraffollamento turistico nei quartieri storici di città come Firenze, Venezia e Roma e sosteniamo la richiesta di un quadro normativo nazionale per gli affitti brevi basato su dati, che permetta ai sindaci di preservare i quartieri sensibili, tutelando al contempo il diritto delle famiglie di affittare occasionalmente la propria abitazione».
E a proposito di sovraffollamento turistico, dopo l’allarme lanciato a più riprese proprio dai sindaci, arriva anche la sonora bocciatura dei cittadini. Più di un italiano su due, infatti, ha dichiarato che con l’overtourism si vive peggio, come certificano i dati di Ipsos Italia illustrati dal presidente Nando Pagnoncelli, nel corso dei festeggiamenti per i 130 anni del Touring Club Italiano[5].
Il fenomeno – come riporta l’Ansa – impatta negativamente sulla vivibilità dei luoghi. Per circa il 40% è causa di tensioni tra residenti e turisti[6], di una pessima esperienza di visita e di danni agli ecosistemi. Sul tema è intervenuto anche il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri: «Il tessuto urbano deve mantenere la capacità di essere un luogo dove le persone vivono e abitano. Il che ci porta al tema degli affitti brevi che sono, da un lato, uno strumento “democratico“, ma dall’altro, se non governati, rischiano di snaturare e svuotare i centri storici, colpendo al cuore la specificità e l’attrattività di questi luoghi».
Nei prossimi 5 anni, secondo l’indagine, gli italiani per scegliere come organizzare i propri viaggi daranno importanza alla qualità di alloggi e sistemazioni (66%) e ristoranti, pasti e cucina (61%). Per il 53% di loro, sarà importante anche il contatto con la natura, il 47% sarà interessato a nuove destinazioni, mentre per il 42% alla possibilità di tour ed escursioni in luoghi poco conosciuti.
Un quadro in cui si inseriscono i numeri elaborati dal Touring Club e illustrati dal direttore Relazioni istituzionali e del Centro studi del Tci, Massimiliano Vavassori. Nel 2023, il 22% dei 447 milioni di presenze totali registrate in Italia, pari a 98 milioni, si è concentrato negli oltre 5500 Comuni con meno di 5mila abitanti. Tra questi, destinazioni montane, di lago e con affaccio sul mare. Il 9% delle presenze (41 milioni) si è concentrato nei circa 800 Comuni riconosciuti con “Bandiera arancione”, “Borghi più belli d’Italia” e “Borghi autentici d’Italia”.
Il 17% delle persone (75 milioni), invece, ha visitato le 5 città d’arte più gettonate: Roma, Venezia, Milano, Firenze e Napoli. Ipsos ha realizzato anche un’indagine su persone di 22 Paesi esteri. In questo caso, quasi uno su tre sceglierebbe l’Italia come meta di un viaggio premio, con Roma citata nel 68% dei casi, seguita da Venezia (53%), Milano (47%), Firenze (34%) e Napoli (30%). l’Italia viene scelta per via della varietà della sua offerta turistica, culturale, paesaggistica ed enogastronomica, ma delude per costi (“spesso non giustificati dalla qualità offerta”), scarsa sicurezza (“sensazione di micro-criminalità diffusa[7]“) e proprio per “l’eccesso di turismo non gestito”.
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