Se la sostenibilità nel travel resta un miraggio
Da nice to have a must have. La sfida di questo millennio guida l’universo travel su una strada che punta dritta a un orizzonte green. Evoluzione continua, nuove tecnologie e tendenze emergono costantemente, ma il sentiero verso il turismo del futuro passa senza fermate per la sostenibilità: la crescita deve essere bilanciata con la necessità di proteggere il pianeta. Lo chiede l’Europa, a gran voce, con l’imperativo del Green Deal. L’obiettivo è ambizioso: ridurre le emissioni dei trasporti del 90% entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990.
Net Zero è oggi una priorità per tutte le aziende di travel & tourism: il comparto genera il 10% delle emissioni globali che si prevede aumenteranno del 5% l’anno, raggiungendo le 8,4 gigatonnellate di CO2 nel 2030, a meno di interventi correttivi.
La International Chamber of Shipping certifica che il settore marittimo immette ogni anno il 3% delle emissioni totali. Gli aerei, invece, secondo le stime dell’Agenzia europea dell’ambiente, ne producono circa il 2,5% a livello globale e il 3,8% in Europa: senza un cambio di rotta per i voli commerciali potrebbero triplicare entro il 2050. I treni sono il miglior mezzo di trasporto in fatto di sostenibilità: responsabili solo dello 0,4% di gas inquinanti nell’Ue.
Guardando al futuro, entro il 2070 è previsto che il trasporto mondiale quadruplicherà, la domanda di aerei passeggeri e merci sarà tre volte superiore. Queste previsioni confermano l’urgenza di coinvolgere il settore della mobilità per raggiungere gli obiettivi europei del pacchetto Fit for 55: meno 55% di emissioni entro il 2030 e il loro azzeramento nel 2050.
Minimizzare l’impatto ambientale e preservare le risorse naturali per le generazioni future: in questo verso si stanno muovendo tutti i protagonisti del settore. Si può fare di più ma, tra vincoli strutturali e paletti normativi, sono tanti gli ostacoli lungo il cammino.
IMPEGNO DEGLI ARMATORI, MA SERVE PIÙ SOSTEGNO
Il trasporto marittimo è impegnato nel percorso verso la decarbonizzazione, spinto, anche, ma non solo, dalle stringenti normative nazionali e internazionali. «Le difficoltà maggiori sono legate alla sua natura intrinseca e a un trend che dipende da dinamiche globali, mi riferisco all’intero pacchetto Fit for 55 voluto dall’Ue, che comprende elementi dirompenti come il sistema di scambio Ets – Emission Trading System, il FuelEUMaritime e la normativa Afir – Alternative Fuels Infrastructures Regulation, ma anche al Carbon Intensity Indicator (Cii) dell’International Maritime organization», afferma Stefano Messina, presidente di Assarmatori che, con Rina e Confitarma, fa parte del Comitato italiano per la decarbonizzazione dell’industria marittima. «Negli anni abbiamo sempre fatto la nostra parte investendo in navi più moderne e tecnologiche, anche in termini si abbattimento delle emissioni; lo sviluppo di strumenti come le Autostrade del Mare è la riprova di un commitment costante su questi temi. È tuttavia indispensabile un bagno di sano realismo: anche a fronte del massimo sforzo che ogni armatore compirà in questa direzione, nessuna innovazione sarà sufficiente per raggiungere l’obiettivo della totale decarbonizzazione».
L’esempio più eloquente? I carburanti. «Su produzione, stoccaggio e distribuzione di prodotti alternativi occorre una risposta concreta da parte dell’industria di terra, che indirizzi anche la costruzione delle nuove unità o il refitting di quelle esistenti verso soluzioni praticabili e disponibili nella quantità necessaria». Assarmatori lancia un appello: «È fondamentale che parte del gettito Ets assegnato all’Italia venga investito, come prevede la direttiva Ue, in ricerca e sviluppo di soluzioni che ci accompagnino verso la piena decarbonizzazione, sostenibile anche a livello economico».
CLIA E LA SPINTA A FARE SISTEMA
Cruise Lines International Association, Clia, l’associazione delle compagnie di crociera, per la produzione di carburanti marini sostenibili utilizzabili su larga scala. Nel corso della Cruise Week di Genova, i leader di settore hanno invocato un’accelerazione da parte di tutti i player. Obiettivo? Assicurare che i biocombustibili siano disponibili, affidabili e utilizzabili su larga scala. Sulla base delle loro stime nel 2025 saranno necessarie altre 44.000 tonnellate di carburanti green.
Per il presidente Jason Liberty «è necessario rafforzare la nostra partnership con porti, governi e comunità per realizzare pienamente la transizione ecologica del settore marittimo». E anche le compagnie portano avanti una proposta concreta: reinvestire i proventi dell’Ets in un fondo dedicato allo sviluppo di combustibili e infrastrutture portuali sostenibili.
SAF E SOLAR FARM? SÌ, MA NON BASTA
Per la decarbonizzazione del settore aereo l’impiego di Saf, che sta per Sustainable Aviation Fuel, è fondamentale: è compatibile con le tecnologie attuali, non richiede modifiche ai motori e può essere miscelata con carburanti fossili. «L’Ue, con la normativa ReFuelEU, mira a rafforzare l’adozione del Saf entro il 2050 per accelerare la transizione verso la neutralità climatica, prevedendo l’utilizzo in quantitativi crescenti, già dal 2025», dice Rossella Bozzini, head of Sustainability di Aeroporti di Roma.
La manager Adr entra nel dettaglio: «La domanda italiana di Saf sarà di 350mila tonnellate entro il 2030, ma esiste un’aspettativa maggiore dovuta agli impegni delle compagnie aeree che porterebbe la richiesta complessiva a circa 500mila tonnellate. Fiumicino avrà un ruolo chiave per l’approvvigionamento di questo biocombustibile: è il principale scalo e hub nazionale, ha una posizione di strategica vicinanza al mare e al porto di Civitavecchia, con cui è direttamente collegato tramite pipeline».
E non finisce qui. Adr sta lavorando per portare avanti l’obiettivo Net Zero al 2030 con l’efficientamento dei consumi energetici delle infrastrutture, la conversione elettrica del parco mezzi, l’adozione di biocarburanti, fino alla realizzazione di impianti fotovoltaici per generare energia rinnovabile all’interno del sedime aeroportuale. «Questa iniziativa – spiega – è il cuore del piano di sostenibilità e prevede la realizzazione di solar farm, grandi superfici coperte da pannelli fotovoltaici. Sarà attivo entro 12 mesi il più grande impianto fotovoltaico in autoconsumo in un aeroporto europeo. Coprirà un’area di 340mila mq con una potenza di picco di 22 Mw, producendo a regime circa 32 Gwh di energia rinnovabile l’anno. Una volta operativo, eviterà l’immissione in atmosfera di oltre 11mila tonnellate di CO2, pari alla piantumazione di 100mila alberi».
Per Bozzini il concetto di sviluppo sostenibile integrato deve essere al centro dell’agenda Ue per delineare programmi di supporto per un settore hard to abate. «Serve – afferma – un quadro normativo stabile e con orizzonte pluriennale che salvaguardi la competitività, evitando politiche restrittive, dando spazio a ricerca, investimenti e crescita».
«IL GOVERNO FACCIA LA SUA PARTE»
Centrale il ruolo delle partnership tra pubblico e privato secondo Tommaso Bertini, chiefmarketing corporate & t.o. officer Alpitour World. Ma non basta. «È cruciale un sostegno attivo da parte del governo alle aziende che realizzano questa delicata transizione, dovendo garantire anche la loro sostenibilità economica attraverso l’implementazione di politiche di regolamentazione e incentivi finanziari». Riduzione dell’impronta aziendale e impatto positivo sulle comunità: su questo il Gruppo lavora da tempo.
«Diversi anni fa, il nostro ad e presidente Gabriele Burgio chiarì la necessità di un Piano ad hoc, da allora abbiamo fatto diversi passi avanti: in area tour operating penso al protocollo “Gabbiani Verdi”, con verifiche sul campo per valutare l’impegno verso un business più sostenibile degli hotel e resort con cui collaboriamo; con il progetto “Senza Barriere” abbiamo aiutato oltre 6mila persone con disabilità motorie a scegliere la migliore vancanza, verificando se le strutture sono idonee. In ambito hôtellerie, Voihotels ha certificato tutte le strutture con lo standard Gstc. Con Utravel e alcuni brand t.o., abbiamo dato il via a un percorso di riforestazione in diverse zone del mondo». In area aviation, Neos opera con una delle flotte più moderne d’Europa con un abbattimento delle emissioni stimato del -20% rispetto ai mezzi della generazione precedente.
«Ad oggi, questa è la strada più concreta per ridurre le emissioni. Riguardo al Saf, ci sono ancora molte problematiche infrastrutturali, di approvvigionamento e costi, nonostante il governo italiano abbia ratificato la legge Ue che ne impone l’uso dal 1° gennaio 2025. La strada è quella giusta, ma sappiamo di aver fatto ancora poco, il percorso è lungo e impegnativo. Però abbiamo l’umiltà di riconoscerlo e non autoproclamarci paladini della sostenibilità come fanno i rappresentanti di aziende anche importanti senza alcun fondamento», conclude Bertini.
OLTRE LA LOGICA DEL PROFITTO
Rispetto ambientale e sociale, biodiversità, diritti umani sono i valori su cui è incentrata la mission di Kel 12 che, in poco meno di un anno ha ottenuto due importanti certificazioni: B Corpe e Travelife. L’ad Gianluca Rubino spiega come da sempre l’operatore offra esperienze uniche con viaggi che puntano a sostenere i processi di sviluppo delle collettività visitate. «Il mercato dei capitali – riflette – è una leva indispensabile per finanziare la transizione sostenibile e nel farlo è chiamato a un cambiamento storico: non ragionare più solo in termini di profitto, ma ripensare al loro ruolo all’interno della società per contribuire allo sviluppo di un “valore condiviso”, privilegiando una direzione negli investimenti rispettosa dell’ambiente e dei diritti umani, che permetta di aumentare la fiducia e il consenso della collettività verso le imprese».
L’attenzione dei player è dunque alta, per alcuni altissima, ma la via che conduce al Net Zero non può ancora dirsi spianata.