Da Parigi a Bruxelles, passando per Milano. L’allarme terrorismo si insinua di nuovo in Europa e si riflette anche sul turismo, in particolare per l’area mediorientale, ma non frena la voglia di viaggiare. Inevitabile, però, mettere innanzitutto sotto la lente d’ingrandimento gli ultimi fatti di cronaca.
Il fil rouge che li lega all’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre, infatti, diventa sempre più tangibile dopo la drammatica serata di ieri nella capitale belga, dove un 45enne tunisino ha ucciso a colpi di kalashnikov due tifosi svedesi, giunti in città per seguire la partita della loro nazionale contro il Belgio. L’attentatore è morto stamane in uno scontro a fuoco con la polizia: Abdesalem Lassoued era noto alle forze dell’ordine, anche se – ha precisato il ministro della Giustizia, Vincent Van Quickenborne – non era nella cosiddetta lista Ocad, che comprende gli individui potenzialmente pericolosi monitorati dai servizi di sicurezza belgi. Alcuni mesi fa era stato colpito da un provvedimento di espulsione.
La partita tra Belgio e Svezia è stata sospesa a fine primo tempo per motivi di sicurezza e i 35.000 spettatori che si trovavano allo stadio sono stati bloccati all’interno: solo questa mattina alle 4 gli ultimi tifosi svedesi hanno potuto lasciare l’impianto e sono tornati negli hotel, scortati dalla polizia. In vista dell’amichevole di questa sera a Lilla contro la Scozia, la Francia ha innalzato il livello d’allerta, anche alla luce dell’allarme bomba di sabato al Louvre e a Versailles, immediatamente evacuati, così come la hall della stazione ferroviaria parigina della Gare de Lyon.
Questa mattina a Milano, invece, sono finiti in manette un cittadino egiziano e un italiano, che secondo i magistrati risultano aderenti all’Isis: avrebbero prestato giuramento all’organizzazione terroristica, contribuendo a finanziarla e facendo proselitismo digitale.
Intanto, gli effetti della guerra in Israele hanno assestato un duro colpo ai pellegrinaggi in Terra Santa. Deserte la piazza principale e le strade intorno alla Chiesa della Natività di Betlemme, che appena due settimane fa erano affollate di turisti. Alberghi svuotati di colpo in Israele, Gaza e Cisgiordania, la gran parte delle compagnie aeree ha smesso di volare da e per Israele, i governi hanno organizzato il rimpatrio dei propri connazionali, Italia compresa. Intanto, Dan Hotels e Isrotel hanno annunciato di aver messo a disposizione camere per le persone in fuga dal confine con Gaza.
Le navi da crociera hanno cambiato i programmi, evitando le coste israeliane, un tempo molto frequentate. Msc ha contattato tutti i passeggeri interessati, modificando i prossimi tre viaggi della Msc Musica: gli scali previsti ad Haifa vengono sostituiti da quelli a Rodi e a Marmaris, in Turchia.
La fuga dei visitatori stranieri è ovviamente un duro colpo per l’industria del turismo israeliana, che come in tutti i Paesi si stava riprendendo dalla pandemia: il settore rappresenta il 2,8% del Pil e circa il 3,5% dell’occupazione totale. Nei primi nove mesi del 2023, sono stati tre milioni i turisti sbarcati nel Paese, in base ai dati forniti dall’Ufficio centrale di statistica israeliano.
Sul mercato italiano, confermato un brusco rallentamento delle prenotazioni verso l’area mediorientale – come aveva già anticipato il presidente di Astoi, Pier Ezhaya, in fiera a Rimini – ma la crisi in Israele non frena il desiderio di partire. La presidente di Maavi, Enrica Montanucci, ha tastato il polso delle agenzie di viaggi: «Proprio oggi – ci ha detto – ho sentito alcuni colleghi, che hanno ribadito numerosi annullamenti per tutta l’area mediorientale, in particolare Egitto, Giordania e Sharm, ma ci rincuora il fatto che la gente chieda destinazioni alternative pur di viaggiare, anche se la paura per l’allarme terrorismo resta. Tra le mete più ricercate, Thailandia, Sudafrica e Zanzibar».
I timori, dunque, non svaniscono di colpo, ma c’è una percezione diversa a differenza dei tempi passati, spiega la Montanucci. «È come se il turista avesse sviluppato gli anticorpi rispetto a certo situazioni, per cui vuole partire lo stesso. Certo, proprio da poco l’Egitto classico era tornato in auge e, in generale, l’intero comparto stava rialzando la testa dopo la bufera Covid: sembra una maledizione». In ogni caso, considerando anche quello che è successo in estate a causa dei cataclismi, adesso l’assicurazione diventa un fattore imprescindibile: «Assolutamente. Chiedo agli associati di trasmettere ai clienti l’importanza di aver prenotato in agenzia, con tutte le assicurazioni del caso, anche prevedendo la possibilità di cambiare destinazione. In parole povere, o assicurazione o niente, nel caso della mia agenzia è un must. Il cliente deve sentirsi tutelato ed è giusto che sia così».