«C’è bisogno di un’operazione di fiducia, di tornare alle basi della relazione con il cliente e i partner per far ripartire tutta la filiera». Durante il lockdown Chiara Gigliotti, general manager di Carrani Tours, non ha smesso di lavorare nemmeno un giorno. Anzi, forse si è spesa ancor di più che nei periodi di altissima stagione, tenendo sulle corde lo staff con l’obiettivo di avere tutte le carte in regola per ripartire al momento giusto.
Momento che sembra avvicinarsi, anche se l’incognita del turismo internazionale ha convinto Carrani a sterzare verso un processo a tappe che parte dal mercato italiano per ritornare a quello internazionale. «Dallo scorso 8 marzo abbiamo dovuto creare, purtroppo, il nuovo ufficio cancellazioni e abbiamo lavorato su questo fino a qualche giorno fa, ma è stata solo una parte dell’enorme lavoro svolto».
Finite le cancellazioni, da dove si riparte?
«Dal prodotto, come sempre. Abbiamo preparato tutta l’offerta Carrani fino a marzo 2022, e nelle prossime settimane andrà in distribuzione. Ci abbiamo messo ottimismo e nuove idee, ma sopratutto tre caratteristiche imprescindibili: ampia flessibilità di cancellazione, i nostri 95 anni di storia e specializzazione sull’Italia e la sicurezza sanitaria».
Che ripartenza sarà?
«La situazione è complessa, ma abbiamo sviluppato strumenti per affrontare i prossimi due anni. Ci rivolgiamo al mercato italiano, per iniziare, allargando un poco alla volta il raggio d’azione. Fino a giugno sarà difficile poter operare qualsiasi tour o pacchetto. A luglio inizieremo a proporre l’offerta per gli italiani puntando su target medio-alto, spostamenti in auto e treno, mete e città minori e il mare».
È una bella sfida…
«È il nostro lavoro da sempre, siamo specializzati sull’Italia e abbiamo un prodotto di grande qualità. Il progetto small group (massimo 8 persone) sarà assolutamente vincente, soprattutto per le famiglie. A queste dedicheremo i prodotti Fantasia come circuiti di lusso in treno o con macchina privata e a richiesta anche con autista. Ma voglio chiarire una cosa: ho preteso che Carrani abbia dei preferred provider, fornitori che possono garantirci elevati standard di sicurezza sanitaria. In questo periodo o si viaggia sicuri o non si viaggia. Siamo in trattativa avanzata con Trenitalia, per esempio».
Coma fa un ricettivista a vendere agli italiani?
«Bisognerà stare molto attenti al prezzo: l’italiano è un turista esperto, ha imparato a informarsi e sa districarsi tra le offerte. Puntiamo su tre parole chiave: flessibilità, sicurezza e tradizione. Il nostro prodotto, poi, è completo: abbiamo le città d’arte, le tre coste (tirrenica, adriatica e ionica), Puglia, Sicilia e Campania. Il nostro mare Italia sarà diverso, ricercato e più sicuro: niente grandi alberghi e resort, più case vacanze, b&b, hotel piccoli e di qualità».
E dopo luglio che succede?
«Secondo il nostro piano previsionale avremo una specie di perenne bassa stagione fino a fine anno. In autunno si apriranno i primi corridoi europei. Per la parte attractions, infatti, abbiamo sviluppato con tutti i Gray Line europei dei pacchetti: venderemo l’Italia a spagnoli e francesi, e viceversa. A partire da inizio 2021 dovrebbe ripartire il mercato internazionale, almeno quei target con maggiore capacità di spesa, e noi siamo pronti già da ora con il nostro reparto Premium e prodotti ad hoc».
Quali sono le mosse per fare business in questo periodo?
«Confermare le tariffe da qui a marzo 2022 e offrire tanta flessibilità su cancellazioni e cambi. Sono due messaggi importanti per fornitori e distribuzione. Sulla flessibilità, inoltre, bisogna puntare su tutta la filiera, dagli hotel alle compagnie aeree, e mi sembra ci sia tanta volontà da parte di tutti. Diamo un segnale al settore prendendoci le nostre responsabilità, immettendo fiducia e investendo in tecnologia. Così garantiamo anche il lavoro alle agenzie di viaggi. Segnali che, invece, non vedo dal fronte delle istituzioni».
Delusa dalle misure del governo Conte?
«Vedremo cosa prevede il decreto aprile, ma il settore ha bisogno di tanta liquidità. Sostengo con forza la necessità di un fondo straordinario per il turismo dando maggiore attenzione agli operatori incoming. Sulle biglietteria museali e statali, poi, stiamo portando avanti una battaglia per rivedere il pre-acquisto non rimborsabile. Coopculture (che gestisce la biglietteria di alcuni tra i più importanti musei e aeree archeologiche in Italia, ndr) non può più chiederci di acquistare per intero un trimestre di biglietti con largo anticipo e senza garanzie di rimborso. Ci hanno proposto un voucher valido 12 mesi, ma il mercato internazionale avrà bisogno di almeno 18 mesi per ripartire bene».
Cosa dice il Mibact al riguardo?
«Il ministero dovrebbe fare un passo indietro e imporre a CoopCulture la restituzione delle somme versate, ma il nostro appello non ha ricevuto nessuna risposta. Ci tengo a precisare che altri musei ci fanno pagare in anticipo solo i diritti di prevendita e non l’intera somma».
Tornando all’operatività, invece, come cambierà il turismo?
«È finita l’epoca dello skip the line: non troveremo file, ma accessi contingentati, a prenotazione e le strutture museali dovranno verificare i problemi legati all’aerazione e alla distribuzione dei flussi: in una sala dove c’erano 100 persone per volta non potranno essercene più di dieci. L’albergo, invece, non avrà più il buffet, ma il servizio in camera. Anche la sanificazione degli ambienti e delle camere sarà più assidua, penso giornaliera. Queste sono tutte voci che prevedono ulteriori costi per le strutture. Per questo ribadisco che occorre liberare subito liquidità per le aziende del turismo, altrimenti l’intero settore è a rischio».