by Redazione | 4 Febbraio 2022 10:41
Niente di fatto. Resteranno a casa, senza cassa integrazione, i 164 dipendenti dello Sheraton Roma. È finito con un buco nell’acqua l’ennesima riunione con l’azienda nella sede di Federalberghi, mentre in strada andava in scena un nuovo sit in dei lavoratori licenziati[1].
La storica struttura dell’Eur è chiusa dall’inizio della pandemia, ovvero da marzo 2020. I dipendenti, convinti di tornare al lavoro al termine del lockdown, il 3 gennaio – come ricostruisce Repubblica Roma – hanno ricevuto tutti la lettera di licenziamento da parte della Larimar Srl, società che gestisce l’albergo per conto della proprietà, il fondo immobiliare straniero Altair.
La speranza, ora, era l’attivazione della Cig, grazie anche agli sconti previsti dal governo[2]. Così non è stato. Si proseguirà sulla via del licenziamento.
Non si placa, nel frattempo, la rabbia dei sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, che hanno manifestato accanto ai lavoratori di fronte a Villa Borghese.
«Cosa faremo? Non lo so, siamo in mezzo a un mare di guai, forse avremo due anni di Naspi e dopo?», si domandano i dipendenti, molti di età superiore ai 50 anni, per cui sarà ancora più difficile ricollocarsi nel mondo del lavoro.
Situazione simile è vissuta dai colleghi di altri hotel della Capitale, il Majestic[3] e il Cicerone[4], ad esempio, per cui si sta procedendo ai licenziamenti. Alcuni di loro, infatti, erano presenti alla manifestazione di Villa Borghese.
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