Shopping tax free, abbassare la soglia per rilanciare il turismo in Italia
L’Italia oggi è il Paese europeo meno attrattivo per lo shopping dei turisti internazionali. La normativa, infatti, prevede un limite minimo di spesa (Mpa) di 154,94 euro per usufruire del beneficio fiscale sugli acquisti destinato ai turisti Extra Ue, ovvero il recupero dell’Iva sui prodotti comprati: è il tetto di spesa più alto attualmente in vigore in Europa.
Questo il dato emerso dalla ricerca curata da Mercatus grazie ai contributi di Enit, Federturismo, Federmoda, Global Blue, Rinascente e McArthurGlen Group.
A livello Ue, come evidenziato dallo studio, la Francia – che precedentemente era il Paese con l’Mpa più elevato – ha appena ridotto la propria soglia portandola a 100 euro. Alcuni Paesi hanno un limite fissato a 50 euro, come Portogallo, Belgio, Paesi Bassi o Grecia. Per altri ancora la soglia è addirittura zero, come Spagna, Germania e Irlanda.
Ne deriva la mancanza di competitività del fisco italiano rispetto ai vicini Paesi europei, che utilizzano la leva del tax free shopping per attrarre i turisti internazionali.
Nella ricerca di Mercatus vengono prese in esame alcune proposte di modifica normativa per ridurre questa soglia a 70 euro. Ciò da un lato determinerebbe per lo Stato una perdita del gettito Iva per gli acquisti nella fascia di spesa tra i 70 e i 154,94 euro; dall’altro lato tuttavia genererebbe una maggiore attrattività del sistema Paese per lo shopping tax free, con conseguenti ricadute positive su tutta la filiera, dovute all’aumento della domanda e della propensione allo shopping.
Lo studio parla di benefici molteplici: l’abbassamento dell’Mpa produce un significativo effetto moltiplicatore sull’economia, con positivi impatti diretti (un inferiore prezzo medio dei prodotti che ne aumenterebbe la domanda) e indiretti (l’aumento dello shopping come leva per l’incremento dell’attività turistica, che genera a sua volta benefici sull’intero territorio). La riduzione della soglia per attivare il tax free shopping costituisce pertanto una leva decisiva per l’indotto e per l’aumento stesso del Pil, riuscendo più che a compensare le perdite derivate dal mancato gettito Iva.
Il costo della modifica normativa – 13,2 milioni di euro l’anno – è stato elaborato alla luce del tasso di recupero dei flussi turistici internazionali previsionali di Enit per il triennio 2022-2024: secondo l’Agenzia, infatti, solo nel 2024 si ritornerà al 95% dei livelli pre pandemia del 2019. Dalla stessa analisi emerge che vi sarà un ingresso massivo di turisti a più bassa propensione di spesa – come gli americani (+514,1% nel febbraio 2022) – a scapito di quelli alto spendenti come cinesi e russi.