Shopping tourism, t.o. specializzati cercasi
La domanda di turismo orientato allo shopping in Italia cresce. Ci sono evoluzioni a due cifre da Giappone (+20%), Cina (+15%), Corea (tra il 10 e il 20%) e Stati Uniti (10%), ma anche la Spagna mostra qualche segnale di crescita, seppure contenuto (+4%), mentre da mercati come Germania e Olanda il trend è stabile dopo anni di crescita.
Sono i dati raccolti da Risposte Turismo, che fotografa un mercato in buona salute, con un certo dinamismo da parte delle piattaforme digitali, e dove «l’Italia ne esce bene, ma ci sono ancora margini di miglioramento», spiega il presidente Francesco di Cesare.
Su cosa si potrebbe investire? Gioverebbero per esempio manifestazioni come i festival dello shopping, «che da noi non esistono ancora come format, invece consolidato in destinazioni come Istanbul, Dubai, la Malesia – commenta di Cesare – Diventano un momento in cui attrarre i turisti interessati anche grazie a promozioni, concerti, intrattenimento. È un concetto che ancora deve prendere piede in Europa, ma ci sono casi come quello spagnolo, in cui lo shopping tourism è tra i primi tre pilastri del piano di sviluppo del ministero».
In attesa di un commitment pubblico, si muovono i privati. Gli outlet restano ancora i principali attrattori, e se mancano i festival si muovono le vie dello shopping, dalle classiche Montenapoleone e Condotti alle associazioni come quella di Ponte Vecchio a Firenze e piazza San Marco a Venezia, o anche località balneari come viale Ceccarini a Riccione.
«Non esistono grandi tour operator specializzati e il trade probabilmente non sente ancora lo shopping come segmento-chiave. Molte iniziative ruotano ancora intorno agli accordi di hotel e vettori con gli outlet. E su piattaforme online, come Musement e Italy Xp».
Si parla sempre di turisti internazionali nel nostro Paese, ma anche gli italiani viaggiano per shopping? «Non abbiamo studi precisi, la propensione c’è, ma meno spiccata rispetto ad altri mercati. Dove vanno? Soprattutto in Europa, Parigi, Madrid, Scandinavia per il design, New York se parliamo di Oltreoceano», precisa di Cesare.
Oltre ai festival, ci sono altri trend emergenti da tenere sotto osservazione, come i temporary shop: «Oggi in Italia ci sono 150 spazi destinati a questo tipo di iniziative, per il 70% tra Milano e dintorni. E poi cito i musei di impresa, eccellenza da valorizzare, perché combinano l’esperienza con la possibilità di acquistare il prodotto. Difficilmente sono la prima motivazione di viaggio ma possono completare l’offerta, anche per esempio per i comprensori balneari».
Il valore dell’esperienza potrebbe essere, inoltre una risposta alla diffusione sempre maggiore dell’ecommerce, anche quello dedicato al Made in Italy: «Occorre coinvolgere il territorio, far parlare gli artigiani, chi produce, raccontare le storie delle nostre aziende».
Questo tema sarà al centro della tavola rotonda del prossimo Shopping Tourism Forum, il 23 novembre a Firenze, organizzato da Risposte Turismo in partnership con Toscana Promozione: «Cercheremo di capire come si possa sottrarre questo turismo dello shopping all’ecommerce, per non farlo cannibalizzare», conclude di Cesare. Il forum sarà anche l’occasione per presentare i risultati della ricerca condotta su quattro città italiane. Ci sarà poi un momento dedicato al retail in aeroporti e stazioni. Riflettori anche sulla Cina.