Con un indotto diretto sul Pil di oltre 36 miliardi di euro e 570mila addetti, il comparto del Mice, insieme a quello delle fiere, lancia una sorta di ultimo appello al governo Draghi per poter fronteggiare una crisi senza precedenti che deve essere affrontata con misure specifiche e a largo respiro temporale. Il susseguirsi di varianti del virus e le relative restrizioni internazionali impediscono infatti la certezza di programmazione e svolgimento di congressi ed eventi aziendali non solo nell’anno in corso ma anche nel 2023.
In particolare nel Mice l’aggregazione delle associazioni del settore #ItaliaLive chiede con estrema urgenza la convocazione di un tavolo governativo al quale sottoporre la richiesta improrogabile di misure di sostegno per le imprese della meeting industry. Riduzione contributiva, prolungamento della cassa Covid e contributi a fondo perduto sono alcune delle misure imprescindibili per non causare il fallimento di migliaia di imprese e il licenziamento di migliaia di lavoratori.
«Dopo una parvenza di ripresa nei mesi estivi e autunnali il settore si è nuovamente fermato, e sino a data da destinarsi – commenta Salvatore Sagone, presidente del Club degli eventi e della Live Communication e portavoce nei rapporti con i media di #ItaliaLive – Da metà novembre congressi ed eventi sono stati cancellati o rinviati, anche di un anno, gettando in fumo il lavoro di mesi e non dando certezze per la riprogrammazione futura. Lo stato di crisi del nostro comparto significa mettere in ginocchio agenzie di eventi, congressi e comunicazione; aziende di banqueting e catering; fornitori di tecnologia audio-video; società di trasporti; società di allestimento; interpreti; fioristi; artisti e le tante altre maestranze coinvolte nella realizzazione di congressi ed eventi. Per non parlare, poi, di location, centri congressi e alberghi».
Una posizione condivisa da Alessandra Albarelli, presidente di Federcongressi&eventi e portavoce dei rapporti istituzionali e politici di #Italialive che aggiunge: «Lo scorso anno il governo ci ha supportati con ristori e sostegni che hanno permesso alla maggior parte delle nostre imprese di sopravvivere, ma non basta. Il nostro è senza dubbio il settore più colpito dalla pandemia. Siamo stati i primi a chiudere e gli ultimi a ripartire ma la nostra è sempre una falsa ripartenza, sempre condizionata dall’andamento dei contagi, anche a livello internazionale. Da un giorno all’altro sono cancellati congressi ed eventi che hanno richiesto mesi di impegno e ingenti risorse umane per la loro progettazione. Siamo imprese e professionisti che lavorano e lavoreranno non solo quest’anno ma anche il prossimo nella più totale incertezza. Per questo è necessario che il sostegno del Governo continui in maniera strutturata e costante almeno sino al 2023».