Tanta preoccupazione ma anche tanto coraggio tra gli imprenditori del turismo: sono i tratti distintivi emersi dalla ricerca di Skål International Roma, condotta dal presidente Paolo Bartolozzi, coadiuvato dal vice presidente Tito Livio Mongelli.
Skål International Roma ha predisposto un’indagine sugli effetti di Covid-19 con l’obiettivo di creare un filo diretto e momenti di condivisione con gli iscritti ai nove club di Skål Italia. La crisi, secondo Paolo Bartolozzi, pone nuove istanze per l’industria dell’ospitalità, le cui risposte e attuazioni devono essere, innanzitutto, il frutto della politica dell’ascolto di tutti gli attori della filiera turistica, rappresentata dalle 32 categorie professionali dei soci.
«Dalla ricerca emerge un quadro di manager preoccupati ma coraggiosi, che puntano sulla professionalità dei propri collaboratori e piuttosto che licenziare e abbassare i prezzi vogliono aumentare la formazione e migliorare l’offerta – sottolinea Tito Livio Mongelli, coautore – Chiedono la riduzione del peso fiscale e amministrativo ma anche strumenti innovativi di marketing e interventi mirati di stimolo della domanda.
L’indagine si è svolta dal 18 al 25 marzo, con un questionario di 10 domande inviato a 321 soci di Skål Italia con oltre 107 risposte. Ecco i principali risultati che si evidenziano dalle indicazioni e suggerimenti degli oltre 100 decision maker italiani delle professioni turistiche coinvolti nella ricerca: la crisi sistemica ed economica nel turismo continuerà anche nel 2021 mentre l’emergenza consumerà tutto o quasi il restante dell’anno 2020; per risorgere si punta sulla qualità delle risorse umane, non sull’abbassamento dei prezzi, formando il personale e conservandone l’occupazione.
Dalla ricerca emerge anche la necessità di strumenti innovativi per rilanciare la domanda, come i voucher vacanza, e non solo la riduzione del peso fiscale. Gli esperti del mondo delle professioni turistiche pensano che le conseguenze della crisi dureranno ben oltre un anno. Questa è l’opinione di oltre il 50% degli intervistati e per l’88% almeno un anno di lavoro sarà compromesso dall’emergenza attuale. Il blocco delle attività turistiche durerà 6 mesi o anche di più per oltre metà degli intervistati e questa percentuale sale al 71% tra le agenzie di viaggi e i tour operator.
Nonostante le premesse non troppo ottimistiche, solo il 29% degli intervistati dichiara di voler ridurre da subito il personale mentre invece il 40% intende investire formazione e riqualificazione dei propri dipendenti e collaboratori e tale percentuale sale addirittura al 59% nel mondo dei servizi per il turismo e dei professionisti.
Per quanto possibile le strutture e gli intermediari hanno tentato di accontentare i clienti. Nelle strutture ricettive, il 52% ha spostato le prenotazioni senza penali mentre il 66% degli intermediari ha preferito emettere voucher sostitutivi da spendere più avanti. La sfida del futuro si vincerà sulla qualità più che sul prezzo e infatti mediamente solo il 7% degli intervistati offrirà incentivi, maggiori commissioni o sconti alle Ota (come Expedia e Booking), grossisti e tour operator. Tale percentuale sale al 16% tra le agenzie e i tour operator.
Metà degli esperti, inoltre, pensa di iniziare le azioni di marketing subito dopo il picco della crisi, anche con campagne social e sui motori di ricerca (investendo sul proprio brand) mentre il 52% degli intermediari inizierà con marketing nel solo mercato italiano. Il 43% degli intermediari pensa di praticare sconti particolari ma nel complesso i manager turistici pensano che i prezzi debbano rimanere inviati (71% delle risposte). Sarà necessaria più pubblicità e marketing e le imprese chiederanno agli intermediari di ridurre le commissioni e allo Stato di ridurre le imposte, fare campagne promozionali e promuovere eventi.
Gli intermediari sono maggiormente interessati alla nascita di voucher di sconto (33%), contro il 13% dei manager degli alberghi, probabilmente perché conoscono i buoni vacanze francesi e svizzeri e i voucher spagnoli e ne hanno apprezzato i risultati. Infine, la maggioranza delle imprese non solo non vuole licenziare ora ma anche in prospettiva non vuole ridurre il personale (42%). Nel settore alberghi e ristorazione tale percentuale sale al 48%. Inevitabile però un blocco delle assunzioni. La ricerca in versione integrale si può scaricare direttamente dal sito di Skål International Roma.