by Andrea Lovelock | 6 Novembre 2023 6:00
Se l’hôtellerie sorride per il buon andamento operativo dovuto soprattutto agli ospiti stranieri, il mercato immobiliare a esso legato non può fare lo stesso: in Italia il commercial real estate sta infatti vivendo un periodo difficile, con livelli di investimento inferiori all’anno precedente. Analogamente a quanto osservato nel resto d’Europa, questo risultato ha riguardato tutte le asset class ed è stato causato da un ulteriore aumento del costo del capitale, in seguito alle politiche monetarie della Bce per contrastare l’inflazione, determinando così strategie di repricing trasversali a tutti i settori, con conseguenze negative sulla disponibilità e il costo del debito.
L’elevato costo del debito continua a frenare anche le operazioni nel settore alberghiero, ma i fondamentali dell’industria alberghiera italiana rimangono solidi e continuano ad attrarre gli investitori, con iniziative a value-add nelle città d’arte con vocazione leisure, sia tramite il riposizionamento di asset esistenti, sia ricercando opportunità di conversione di immobili con diversa destinazione d’uso.
Cbre Research osserva sulla base dei dati Str Global che nel primo semestre dell’anno c’è stata una crescita dei ricavi camere negli Stati Uniti pari al 5%, in Europa pari al 20%, e in Asia Pacifico pari al 50%. Questo trend positivo è stato guidato dalla flessibilità lavorativa, dal forte desiderio di viaggiare degli americani in particolare nel Vecchio Continente oltre che dalla riapertura della Cina e del Giappone. Ci si aspetta per la seconda parte dell’anno e per il 2024 un rallentamento della crescita anche alla luce del trend particolarmente positivo registrato nei primi sei mesi dell’anno.
In Europa il trend è guidato da Italia, Francia e Spagna, ovvero Paesi supportati da una forte domanda statunitense. In Italia, in particolare, nei principali mercati urbani si registra un progressivo allineamento ai livelli di occupancy pre-pandemici, accompagnati da un’ulteriore crescita a livello di avarage daily rate (adr) rispetto allo stesso periodo del 2022, anche se in rallentamento rispetto al trend 2022-2019. Nel segmento dei resort di lusso la crescita attesa per il 2023 si attesta nell’ordine almeno del +20%, mentre nel midscale e upscale in alcuni casi il consolidamento è proseguito anche se con situazioni differenziate.
La forza dell’industry di riferimento alimenta anche la pipeline dei nuovi sviluppi alberghieri e di conseguenza degli investimenti con un orizzonte di breve-medio termine.
Continua la grande attrattività di quattro macro-mercati domestici, Milano, Roma, Firenze e Venezia, al pari delle destinazioni top leisure come ad esempio Cortina, Taormina, la Puglia e la Costa Smeralda, ovvero destinazioni oggetto ancora di forte sviluppo attraverso rebranding di hotel esistenti. Ad esempio, Cortina vedrà l’arrivo di Mandarin Oriental, Soho House, Falkensteiner, Tribute ed Egnazia, in Puglia il Four Seasons e altri brand proseguiranno nel consolidamento della destinazione tra i viaggiatori del segmento lusso e ultra-lusso, in Costa Smeralda, il rebranding di hotel iconici come Romazzino e Pitrizza apriranno la strada al pieno posizionamento nel segmento lusso anche di altri hotel in corso di conversione (ad esempio Le Ginestre e Le Palme).
Infine, nel segmento leisure registriamo un crescente interesse per forme di ospitalità alternativa e green, ben rappresentata dalle offerte open air in tutte le sue declinazioni.
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